AMENRA
Chiediamo venia se in questo live report non troveranno spazio i Boris, ma un contrattempo ci ha impedito di vederli. Definire apocalittici gli Amenra rende solo in parte il significato dell’aggettivo, soprattutto per quello che riescono a sprigionare sul palco; chitarre che vogliono esplodere, ma al momento della deflagrazione c’è un limitatore di potenza che ne impedisce l’overdrive, anche se non ne ferma l’onda d’urto, la dirompenza e lo spostamento d’aria derivante dal fall out postatomico. Il vocalist (di spalle al pubblico per gran parte del set), urla come quel disgraziato che vede le proprie speranze di vita consegnate nelle mani di un cannibale che ne sta gustando lentamente la prelibatezza delle carni. I Neurosis (inventori del postcore e senza i quali il genere non sarebbe esistito), vengono spazzati via dalla forza inumana sprigionata dai belgi; chi scrive ha visto ben due volte gli americani dal vivo e lo può dire con cognizione di causa, semplicemente per l’impatto che gli Amenra sono capaci di generare quando spingono all’unisono sugli effetti e sugli amplificatori delle chitarre. Se proprio vogliamo trovare un difetto, i brani partono quasi tutti allo stesso modo, arpeggiato tranquillo nell’intro, lento crescendo e deflagrazione finale; non eccedono mai nelle ritmiche, prevalentemente midtempo con qualche raro sconfinamento nel death metal. Cinque volte più potenti dei Neurosis (al confronto gli americani sembrano frizzanti), quattro volte più devastanti dei Cult Of Luna (quasi conturbanti) di 'The Beyond', e tre volte più tumulanti dei Lento (turbolenti) in formazione a quattro chitarre. Il pubblico ha ondeggiato tutto il tempo in accorato e naturale headbanging seguito da deferente esplosione di applausi tra un brano e l’altro. Totalizzanti.
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