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ALOS

Alos, creatura di luce nuova che si dipana nell’emotività di chi la guarda, la scruta, l’osserva e ne ascolta gli strascichi, il respiro, il suono che ne ingloba lo spazio circostante. Un nuovo progetto, 'The Chaos Awakening', che ritengo davvero molto interessante, originale e comunicativo, e per questo ancora una volta presenti in quel di Bologna per lasciarci trasportare da quell’atmosfera catartica che solo Lei riesce a farti immergervi. Dagli Allun agli Ovo, energica donna Alos, attiva sin dal 1998, il suo nome vero è Stefania Pedretti originaria di Vigevano. La sua proposta è una lunga performance di circa mezzora, usa una serie di piccoli strumenti che si differenziano dai canoni a cui siamo legati. Un piccolo ramo si trasforma in uno strumento a corde, nella gola vi sono cavi nascosti per amplificare il suono del suo respiro, campanelle legate al piede destro, un flauto e tanti altri suoni, ad accogliere le nostre menti in contemplazione col suo essere, immersi in minuti infiniti di teatralità cupa che ci ammaliano con disincanto.

In aggiunta, abbiamo avuto anche la possibilità di avere un veloce scambio di battute con l'artista:

Dalle tue prime performance (ti avevamo vista alla serata Dio Drone Festival a Firenze assieme CHVE e Uochi Toki), a questo nuovo tour che porta nei palchi il tuo nuovo lavoro 'The Chaos Awakening', abbiamo notato che la performance è rimasta immutata. E' cambiato forse l'intento di voler scavare sempre più nell'inconscio e nelle viscere dello spettatore? Si,  la performance nella struttura è simile, è cambiato "il ritmo" e come mi approccio al ritual verso gli spettatori. Le prime che ho presentato sono state antecedenti l'incisione dell'album 'The Chaos Awakening', sono nate dall'urgenza di voler sviluppare un nuovo live a mia vista opposto al precedente (Matrice), più intimo, in cui sfidavo certe mie remore nell'accettare il lato "mistico/magico/catartico/" del mio modo di suonare e usare la voce;  quello che hai visto tu, al Dio Drone Festival, era il terzo, intensi, ma ancora acerbi e ancora influenzati dell'intelletto. Dopo la registrazione il rituale ha preso una forma più rotonda, un ritmo più lento e soprattutto è cambiato il mio rapporto con esso e attraverso di esso con il pubblico. Ho registrato il disco in montagna, durante una residenza d'artista. Quindi, un momento di totale immersione nella natura e nel lavoro che stavamo facendo. E' cresciuta così la consapevolezza di ciò che facevo e l'apertura ad interagire con lo spazio circostante e giocare e accettare il Caso e il Chaos. Essere alle volte io stessa spettatrice di quello che sta avvenendo. Ho deciso di chiamare questi nuovi live "Rituali” per mettere già in chiaro che non sarà solo un concerto, ma di viverselo come un esperienza collettiva, un interscambio di emozioni, vivere quel momento in quel luogo. 'The Chaos Awakening' scuote, scava, alcuni spettatori sono troppo smossi dalle emozioni che essa suscita.   

Quanto Alos si plasma nella ricerca costante di una natura del suono, e di una natura fisica incontaminata da cui trascende la sua essenza primordiale, tramutandola poi in musica? Non saprei dirti se si plasma, perchè Alos non cambia forma o muta a seconda del progetto di ricerca che sta seguendo, lei è sempre la stessa, ma ogni volta si addentra e scava in nuovi meandri del suono e di sé stessa, condividendoli con gli altri sotto forma di musica.

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