SILVER KEY
Eccoci qui con i Silver Key, band progressive milanese responsabile di un ottimo album come " In the land of dreams",ed in particolar modo con il cantante Yuri Abietti ed il batterista Viviano Crimella che, in una lunga e succosa intervista,ci raccontano aneddoti e curiosità sul loro progetto. Salve ragazzi. Il vostro debutto è senza dubbio uno dei migliori di tutto il 2012! Siete soddisfatti del risultato finale? Yuri : Innanzitutto, sono contento che tu abbia giudicato il disco come uno dei migliori debutti del 2012! Come penso accada spesso, siamo sia soddisfatti che insoddisfatti! Siamo molto felici del risultato generale: l'album è venuto bene e siamo molto contenti delle recensioni con cui è stato accolto sia in Italia che all'estero. C'è anche l'aspetto di insoddisfazione derivato dalle limitazioni tecniche, economiche e di tempi che abbiamo avuto: ci sono canzoni che non vedi mai come pronte e finite, che non vorresti mai far uscire. Ci sarebbe da ricantare quel verso con un'altra intenzione, rifare quel riff di chitarra o quel fill di batteria, eccetera. Penso che questo sia un sentimento comune alla maggior parte dei musicisti (ma anche degli scrittori o degli illustratori): devi mettere un limite, altrimenti vai avanti a rifinire all'infinito alla ricerca di una perfezione impossibile. Ma detto tutto ciò, siamo molto felici dell'esito finale! Viviano: Soddisfatti sicuramente lo siamo, anche se come dice Yuri non siamo immuni a quella specie di "sindrome dell'artista" secondo la quale non si è mai contenti al 100% del lavoro che si è fatto. Ci siamo scontrati spesso nella nostra esperienza compositiva con questa cosa, rendendoci però conto che occorre spesso darsi un limite. In questo lo stesso Yuri è stato spesso determinante nel mantenere una buona rotta. Di sicuro invece non ci aspettavamo tanto apprezzamento per una proposta come la nostra che si affaccia in un mercato ed un genere già ben nutrito di artisti che sanno bene il fatto loro, ed è per questo che ogni volta che leggiamo commenti o recensioni con frasi come quella della tua domanda, restiamo sempre un po' scossi e spesso con la pelle d'oca. Non esagero. E' un'emozione particolare vedere che ciò che si è fatto incontra il piacere di tante persone! Come si svolge il processo creativo all'interno della band? Yuri: In modo molto caotico! Diciamo che la persona più attiva dal punto di vista compositivo è senza alcun dubbio Davide (Manara - il tastierista), e penso che questo si percepisca e che le nostre canzoni lo mostrino chiaramente. Molto spesso, quindi, si parte da una sua idea e poi la si rielabora insieme, suonando in sala e registrando parti singole in casa o in studio, per "fissare" le idee e procedere. Ci sono stati, ovviamente, spunti creativi e compositivi da parte di tutti gli altri. Anche io ho proposto alcune idee musicali, anche se in genere mi occupo di più di fare da "ascoltatore esterno" e quindi dare consigli agli altri sull'arrangiamento dei brani, oltre, ovviamente, a pensare ai testi e alle linee melodiche di voce. Viviano: Ah da noi il caos regna sovrano! Davide è sicuramente una fonte sempre attiva di idee che spesso vengono rielaborate da più parti e sviluppate in direzioni anche inaspettate. Io invece mi perdo via continuamente in un sacco di idee, ovviamente più batteristiche, attingendo da studi, concetti, batteristi preferiti... al punto che spesso serve proprio il filtro della band per trovare la linea giusta da seguire. Questo poi vale un po' per tutti e alla fine è proprio un "lavoro di gruppo" nel vero senso della parola. Ascoltando il disco si possono scorgere influenze derivanti da gruppi "neo- progressive" come i Marillion di Fish. Quanto è stato importante per voi questa influenza? Ci sono altri gruppi che vi hanno influenzato per la stesura del vostro sound? Yuri: A giudicare da quanto ci viene detto dai recensori di vari siti e riviste, sembra che gli IQ e i Pendragon, nonché gli Arena, siano in assoluto le band a cui ci avviciniamo maggiormente, molto di più rispetto ai Marillion di Fish. Riferiamo semplicemente quanto ci arriva da questo "feedback" e prendiamo atto della cosa. Siamo felici dell'accostamento, perché sono tutte band che hanno sempre messo l'ascoltabilità al primo posto, prima del tecnicismo fine a se stesso, e questo era esattamente il nostro scopo. Tutte queste band - così come altre - sono state sicuramente un'influenza nella nostra musica, ma noi, quando affrontiamo una canzone, cerchiamo semplicemente di concentrarci sulle storie da raccontare usando ciò che riteniamo più efficace in ogni momento, senza preoccuparci troppo della fonte delle nostre ispirazioni. Ciò che ci preme, come ho accennato, è creare una musica che può anche essere tecnicamente complicata da suonare, ma che sia sempre facile da ascoltare per il pubblico. Il nostro scopo è quello di far divertire la gente, portare il pubblico a fare piccoli pezzi di viaggio insieme a noi, e non far sì che rimangano concentrati per tutto il concerto nel tentativo di cogliere particolari virtuosismi. Viviano: Certo in ciò che dice Yuri conta molto l'interpretazione personale, sia a livello compositivo da parte della band che a livello dell'ascoltatore che poi fruisce di ciò che s'è composto. Non esiste un solo modo per dire una certa cosa o per trasmettere qualche emozione e le conoscenze musicali di ognuno di noi possono essere tali e tante da garantire apprezzamenti molto diversi da parte di chiunque. Per questo conviene spesso concentrarsi di più su ciò che personalmente si crede essere migliore, indipendentemente dalle influenze che ognuno di noi di sicuro ha. Di sicuro comunque qualche volta si cerca di attingere dai propri gruppi preferiti e magari provare anche a pretendere di evolvere in qualcosa di diverso, possibilmente più adeguato al proprio stile. I testi del vostro disco sono scritti e cantati in inglese. Come mai questa scelta? Yuri: Due ragioni principali: la prima è la mia personale preferenza. Io amo cantare in inglese e mi piace la sonorità della lingua. Questa barriera ulteriore, secondo me, rende ancora più magica una frase o un concetto, la rende leggermente più distante e affascinante. Sempre secondo me, inoltre, l'inglese si lega meglio al rock e al progressive in particolare. La seconda ragione è la commerciabilità: cantando in inglese sai di poter essere compreso in tutto il mondo e sai che le canzoni possono essere ascoltate e capite pressoché da chiunque. Credo che questo consenta anche una maggiore diffusione dell'album. Viviano: Al di là di un discorso meramente "commerciale" che è sicuramente un aspetto importante, uno dei principali sostenitori del cantato in inglese sono stato io. Personalmente, salvo rare eccezioni (ora come ora mi vengono in mente i Gran Turismo Veloce, che non sono gli unici ma sono sicuramente tra i pochissimi che gradisco col cantato in italiano), a me il cantato italiano semplicemente non piace. Per quanto sia un feroce sostenitore del fatto che la nostra lingua sia una delle più belle e complete del mondo, in tema musicale trovo nell'inglese una musicalità ed una possibilità espressivo-melodica infinitamente maggiori. Parliamo invece delle influenze dei vostri testi. Il concept del vostro disco ruota attorno ad un racconto del grande scrittore Americano H.P Lovecraft,famoso per i suoi racconti fantasy ed horror. Potete parlarci di questa scelta e di quanto siano importanti per voi le influenze letterarie all'interno di questo genere musicale? Yuri: Io mi occupo di scrivere tutti i testi e di trovare le linee melodiche di voce e questo mi consente un'enorme libertà creativa. Le influenze letterarie sono incredibilmente importanti, in tutta la musica rock, dai Led Zeppelin ai Queen, dai Genesis ai Marillion... Senza contare gli Alan Parson che hanno fatto addirittura interi concept album basandosi sulle opere di Asimov e di Poe. L'idea di ispirarsi a Lovecraft e a Robert W. Chambers e al suo misterioso e inquietante "Re in Giallo" mi ronzava in testa da molto tempo (tant'è che persino il nome della band stessa è ispirata alla "Chiave d'Argento" di HPL). Ho scoperto solo in seguito che non si è trattata di una scelta molto originale: se cerchiamo online troviamo molte band che si sono ispirate a questi autori e persino a cose specifiche come la Canzone di Cassilda - l'unico testo dell'album non scritto da me, che è stato musicato in "Dim Carcosa". Tuttavia, credo che il nostro approccio sia interessante e originale perché prende spunto da queste suggestioni letterarie per raccontare poi una storia personale e unica, concentrata nella suite dell'album. Essendo io un lettore vorace di libri di qualsiasi genere, penso che potrei ravvisare influenze letterarie in qualsiasi canzone, inserite anche inconsciamente. Nella parte interna della confezione del CD c'è una piccola storia che ho scritto e che racchiude tutte le tematiche delle varie canzoni: penso di essere riuscito a infilarci almeno una ventina di diverse "citazioni" e riferimenti a opere letterarie, musicali, poetiche, fumetti e film... Viviano: Ah su questo discorso io ho ben poco da poter dire. Il paroliere è sicuramente Yuri, e so bene che se provassi anche solo lontanamente a partecipare a questa componente del lavoro di composizione mi produrrei sicuramente in qualche castroneria o più probabilmente in una scena muta! Come mi disse una volta un caro amico: "a ognuno il suo". E questo discorso non può che essere tutto del nostro front-man. Tutto il filone del progressive è ormai diventato un genere di nicchia e per pochi eletti, ascoltato e apprezzato per lo più da un pubblico di "non più giovanissimi". Il motivo di questo, secondo voi, a cosa è da imputare? Yuri: Cominciamo col dire che questa situazione non è universale ma è particolarmente sentita in Italia. All'estero - ad esempio in Germania, nei Paesi dell'Est, nei Paesi Scandinavi, in Francia, questa "nicchia" è molto più ampia e le sue porte e finestre decisamente spalancate. Perché qui da noi si sia arrivati a questo è difficile dirlo. Sicuramente, però, possiamo vedere nei media degli importanti responsabili. Le Major e le radio principali a emittenza nazionale tendono a lanciare solo gli ultimi successi, a non avere memoria storica e a concentrarsi sui generi mainstream con l'errata convinzione che questo sia "ciò che la gente vuole". In realtà, come abbiamo potuto appurare noi stessi, non è così: quando una persona non "fan" di prog ascolta della musica interessante, al di là del genere, la apprezza e la ricerca. Purtroppo, questa situazione è andata sempre più peggiorando nel corso degli anni... Ed è paradossale, considerato che il Prog è un genere che gli italiani hanno praticamente inventato ed esportato in tutto il mondo, con la prima ondata delle band indipendenti di fine anni '60 e inizio anni '70. Il Prog è apprezzato da un piccolo pubblico di nicchia di non più giovanissimi perchè queste sono le persone dell'ultima generazione a cui è stata data la possibilità di ascoltare, tramite mezzi tradizionali come radio e televisione, dei generi differenti. Se ci fosse una maggiore possibilità di farsi ascoltare e farsi conoscere, la situazione cambierebbe anche da noi. All'estero il Prog non è un genere "morto" o "del passato" ma semplicemente un tipo di rock che viene tutt'ora suonato, prodotto e distribuito, e che ha il suo pubblico. Ciò nonostante, sono felice di vedere che sono in tanti a continuare a tenere viva la fiammella anche in Italia. Ci sono molte band eccezionali che continuano, per passione, a fare dischi e tournée, a partecipare e organizzare eventi e manifestazioni. Speriamo che Internet e i nuovi media cambino un po' le regole del gioco...Ma forse, in parte, la responsabilità è anche nostra - di tutti noi che suoniamo questo genere: cercando di ripercorrere i fantasmi del passato, riproponendo sonorità e stili degli anni '70 e concentrandoci sugli aspetti più tecnici, abbiamo in parte allontanato il pubblico. Non dico che tutte le band siano colpevoli, ovviamente, ma molti gruppi neo-prog italiani si sono, a mio modesto parere, un po' impantanati nella reiterazione stilistica. Oggi "Prog" per molte persone poco informate è quasi sinonimo di "musica lunga e noiosa"... Persone che poi spalancano gli occhi se fai loro sentire "Songs from the Wood" o "Firth o Fifth", ma anche "Frequency" degli IQ! Forse dovremmo usare altre etichette e altre definizioni, o creare qualcosa di più accattivante anche per chi non è un fan accanito. Viviano: Personalmente trovo che il problema, presente quasi esclusivamente qui in Italia, sia molto articolato, ma tra gli elementi più significativi possiamo sicuramente considerare una progressiva semplificazione della fruizione della musica che piano piano ha portato ad essere molto superficiali verso qualsiasi cosa ci venga proposto. Secondo me un motivo per cui la maggioranza dei progsters sono persone diciamo "diversamente giovani" sta nel fatto che vengono da generazioni in cui ancora si ascoltava la musica col vinile, cosa che implica un certo rapporto anche "fisico" con la musica ed un certo tempo ed una certa cura da dedicarci. Forse sono un po' retrogrado su questo argomento, ma credo che molto stia nel fatto che la possibilità odierna di scaricare musica da internet, spesso anche completamente gratis, porti ad una progressiva svalutazione della stessa. Una volta si acquistava un vinile andando al negozio, magari preascoltandolo mentre valuti anche l'artwork e "toccando con mano" il prodotto della band di turno. Oggi si possono scaricare Giga e Giga di mp3, permettendoci di collezionare anche decine di album in tempi relativamente brevi che poi non si avrebbe neanche il tempo di ascoltare per intero e soprattutto *bene*. Chi invece è cresciuto con la cassetta ed il vinile ha un imprinting profondamente diverso, ed anche se poi ha qualche migliaio di CD nei cassetti di casa o qualche Terabyte di mp3 nell'hard-disk, comunque ha un'educazione musicale che lo porta ad essere più attento e critico verso ciò che ascolta, quindi di conseguenza a preferire qualcosa di più mentalmente stimolante. Quarant'anni fa il nostro genere lo chiamavano anche "musica per la mente". Insomma, non è un caso secondo me. Se associamo tutto questo al mercato della musica, alle radio commerciali, agli eventi più mainstream... ecco che abbiamo una "pressione" tale verso la superficialità che disabitua il giovane anche solo a cercare qualcosa di diverso. A meno che non sia lui stesso che per sua natura è portato ad esplorare vie diverse da quelle propinate normalmente, il che allora è un discorso ben diverso. Discorso comunque molto, molto più articolato di così. Potrei scriverci un trattato ed aprirci un dibattito da Santoro! Torniamo al disco. Tra le cose che ci hanno impressionato di più c'è anche il bellissimo Artwork del vostro lavoro. Avete voglia di raccontarci di più in merito? Yuri: Una sera entro in sala prove e vedo Viviano (Crimella - il batterista) che indossa una maglietta promozionale dell'ultimo CD di Arjen Lucassen. Rimango subito colpito così chiedo chi sia l'autore. Si tratta di Claudio Bergamin, italo-cileno che vive a Santiago del Cile e che ha lavorato per molte band. Provo a contattarlo su Facebook e cominciamo a discutere del progetto. Così è nata la copertina che mostra il protagonista con la Chiave d'Argento di fronte al Gaunt Man, nella Terra dei Sogni... con Carcosa sul retro, le Lune nel cielo e le stelle cadenti che sorgono... La vecchia casa abbandonata e le rondini in volo: tutte immagini che richiamano i testi della Suite e che illustrano la storia raccontata nelle canzoni. Claudio ha realizzato una copertina di grandissimo impatto e gli siamo molto grati per il suo lavoro. Io ho sempre ammirato il rapporto creativo e sinergico che si è instaurato tra Fish e Mark Wilkinson, e le copertine dei Marillion sono, a mio parere, meravigliose quanto i dischi. Credo che nel Prog - e non solo - il rapporto tra immagini e musica sia assolutamente fondamentale. Come molti, sono quasi dispiaciuto dall'arrivo dei CD o del digitale, rispetto al vinile, proprio perché la possibilità di dettaglio della copertina di un vecchio disco erano immense. Se prendiamo "Script for a Jester's Tear" o "Fugazi" e ascoltiamo il disco tenendo in mano la copertina e osservandola, vediamo mille cose che richiamano i testi. E' quasi come avere una canzone in più. Detto tutto ciò, penso che per i Silver Key la copertina sarà sempre una cosa importante e i rapporti tra musica, testi e immagini si faranno sempre più stretti. Viviano: Già... una sera in sala prove avevo la maglietta di "Lost In The New Real" di Lucassen, ottenuta dall'acquisto dell'album in edizione speciale doppia con t-shirt e poster autografato. Da lì il contatto con Bergamin, l'autore, e dopo qualche mese la copertina che abbiamo messo sull'album. Nella band comunque le preferenze stilistiche per l'artwork sono sempre abbastanza eterogenee, da chi preferisce qualcosa di più fotografico a chi come me per esempio qualcosa di più artistico, come la copertina di "In The Land Of Dreams". Quello che è importante per tutti però è l'avere un lavoro che sia più in sintonia possibile con il suonato. Anche qui come per le scelte musicali non esiste un solo modo. Questo è stato secondo noi uno dei migliori possibili per il nostro primo lavoro (al punto che mi sto facendo il quadretto in camera con la stampa in alta definizione!). Progetti per il futuro? Yuri: Intanto, trovare sempre più date per promuovere il disco! Stiamo già lavorando a una serie di altri brani che dovrebbe costituire il secondo album e abbiamo un po' di idee che svilupperemo più avanti per un concept completo che, se tutto va bene, potrà essere il terzo. I progetti sono tanti ed è difficile riuscire a trovare il tempo e le energie psicofisiche per seguirli tutti ma... Non abbiamo nessuna intenzione di "sederci" e vogliamo fare del nostro meglio per produrre e pubblicare al più presto altro materiale originale. Viviano: Progetti per il futuro? Beh... girare il mondo suonando negli stadi, con i Porcupine Tree come gruppo spalla, dite che è un'idea che può andare? E nel frattempo ci dilettiamo già alla composizione di nuovi pezzi. Una buona metà di quelli che abbiamo messo in questo primo album sono la versione finale riveduta e corretta di qualcosa che avevamo composto già diversi anni addietro, ai tempi in cui ancora ci si divertiva a suonare le cover dei vecchi Marillion di Fish. Già ora, forti dell'esperienza in studio dopo aver chiuso l'intero album, e con tutto l'entusiasmo che ci giunge dall'apprezzamento così sorprendente di questo nostro primo lavoro, ci stiamo rimettendo a comporre cose assolutamente nuove, attingendo dalle idee che nel frattempo avevamo registrato e messo da parte. Molta la roba già "nel pentolone"...al punto che qualcuno (Yuri!!!) già pensa al terzo album!! Sicuramente si cercherà di suonare, che è sempre il divertimento massimo. E poi, speriamo presto, di nuovo in studio. Grazie mille per l'intervista da parte di tutto lo staff di Hardsounds. Vi lasciamo lo spazio per salutare chi volete! Yuri: Grazie a te per lo spazio e il tempo che ci hai dedicato! Salutiamo i nostri cari, famiglia e amici, e naturalmente la Ma.Ra.Cash Records e i nostri produttori, senza i quali tutto questo non sarebbe stato possibile. Un saluto anche a tutti i lettori di Hardsounds! Viviano: Mi accodo ai saluti di Yuri e aggiungo anche un caro saluto a tutti coloro che in questi anni ci hanno sempre sostenuto con grande calore, quasi avessimo un vero e proprio fan club! Ciao a tutti e...stay prog!
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