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DELAIN

Poche nazioni in Europa possono vantare tanti gruppi della scena metal, in particolare della scena symphonic metal, talmente di qualità come l'Olanda. E i Delain certamente non fanno eccezione. Forti del successo che, anno dopo anno, stanno riscuotendo a livello internazionale, la band olandese capitanata dal tastierista Martijn Westerholt e dalla bella voce di Charlotte Wessels hanno recentemente portato in tour in giro per l'Europa la loro ultima fatica in studio, 'The Human Contradiction', accompagnati nell'occasione da Anneke Van Giersbergen e il collettivo The Gentle Storm, e dai finlandesi Amberian Dawn. Nella tappa italiana del tour abbiamo intercettato il fondatore della band, Martijn Westerholt, che ci ha parlato dell'approccio musicale che caratterizza l'ultimo album, con uno sguardo anche ai temi collaterali che viaggiano intorno all'album ed alla band stessa.

Ciao Martijn, benvenuto su Hardsounds.it e bentornato in Italia. Quest’anno è già la seconda volta che fate tappa in Italia, la volta precedente assieme a Sabaton e Battle Beast, ed ora con Anneke Van Giersbergen e tutta la truppa dei The Gentle Storm, assieme anche agli Amberian Dawn. Qual è il ricordo più importante che hai mantenuto delle serate italiane del tour precedente? E poi come ti trovi a girovagare in tour ora con un’icona del rock internazionale, e con artisti così apprezzati nella scena metal? Posso dirti che la gente italiana è davvero calda ed appassionata, è davvero molto dedita alla causa musicale e ti fanno sentire come il benvenuto in Italia. Abbiamo suonato già un paio di volte qui in Italia, quest’anno con i Sabaton e prima ancora come headliner, e siamo molto contenti di tornarvi. Oggi credo che suoneremo nella location più piccola dell’intero tour, davvero molto piccola, ma d’altro canto suoneremo davanti a gente molto estroversa, che sente molto quello che noi pensiamo. Non c’è un particolare momento del tour precedente che io ricordi, ma in generale ricordo che due ragazze mi hanno mostrato la chiesa che si trova nel cuore di Milano (il Duomo, ndr), e anche una chiesetta con all’interno dei teschi (Chiesa di San Bernardino delle Ossa, ndr). È stato davvero molto speciale.

Penso che The Gentle Storm, essendo molti artisti, in questa location si sentiranno un tantino stretti. Spero che ci sia spazio sufficiente…Attualmente non c’è il tastierista in tour, quindi sono all’incirca il batterista, Marcela, Anneke, Ferry, Merel e Johan. Sei elementi perché il tastierista non è presente.

È passato ormai un anno dalla pubblicazione di ‘The Human Contradiction’. Come giudichi in generale l’album e come valuti il suo apprezzamento avuto da pubblico e critica? Guarda, abbiamo fatto quest’album un po’ ad intermittenza, perché siamo stati in giro molto tempo per via degli inviti che molte band ci hanno dato da supportare. Siamo andati in tour con i Within Temptation, con i Sonata Arctica, con i Sabaton, e da ultimo con i Nightwish. Ed abbiamo lavorato sull’album proprio in quei periodi tra un tour e l’altro. Fortunatamente il lavoro è andato bene, ed abbiamo ricevuto apprezzamenti e ringraziamenti da parte della gente a cui è piaciuto quest’album, e di questo siamo fortunati.

Già col precedente ‘We Are The Others’ avete cercato di indirizzarvi su strade che coincidessero con uno stile più orecchiabile e quasi radiofonico nel concepire le vostre canzoni, mantenendo sempre comunque una base metal che proviene dai precedenti lavori quali soprattutto ‘April Rain’. Potremmo forse dire che ‘The Human Contradiction’, ma anche per certi versi ‘We Are The Others’,  possano essere degli ibridi tra aggressività metal e leggerezza ai limiti del pop-rock.  Innanzitutto ti chiedo se sei d’accordo, e se questo sia un modo per poter accogliere nuove fette di ascoltatori e di sostenitori. Sai, sono d’accordo in merito alla struttura delle canzoni. Nell’album si mostrano cori puliti e delle parti con strutture tipicamente pop. Tuttavia, se noi volessimo avere un approccio finalizzato all’aspetto radiofonico, non potremmo incentrarci su un album interamente basato su linee di chitarra, perché al momento le chitarre in radio non sono molto presenti. A noi piacciono le chitarre dure e pesanti, ma non sono fatte per una finalità radiofonica, le possibilità sarebbero nulle. Adoro queste sensazioni bombastiche, che si fanno sentire lungo la schiena, e adoro i contrasti, adoro le melodie, come adoro anche i riffing; queste sono le caratteristiche che mi piacciono. Nella band siamo in tre che scrivono i pezzi: io, Charlotte e Guus Eikens, che attualmente non è più nella line-up principale, ma ha comunque collaborato ed è parte del team che si occupa della scrittura, ed insieme abbiamo creato un team incredibile, siamo molto felici di lavorare in maniera reciproca. La mia specialità è quella di produttore, Charlotte si occupa dei testi e delle linee melodiche, mentre Guus si occupa dei riffing e degli arrangiamenti. Ed insieme ci combiniamo e ci complementiamo, ma è sempre una struttura divisa per parti. Nel complesso, noi facciamo canzoni pop, ma indirizzate verso lidi più metal e quindi appesantendole un po’.

                                                         Copertina di 'The Human Contradiction'
 
L’aspetto radiofonico della domanda precedente lo si può notare anche nella produzione dell’artwork degli album. ‘April Rain’ molto dark, rispetto ai successivi dove invece c’è un disegno indirizzato verso un approccio più dolce e diretto all’ascolto (la figura femminile con gli auricolari alle orecchie di ‘We Are The Others’ e il tuo viso semplice ma efficace allo stesso tempo diretto verso l’ascoltatore di ‘The Human Contradiction’). Sì, è vero. In generale quello che vogliamo fare lo facciamo perché sono cose che amiamo fare, e questo vale sia per l’artwork, che per la musica, ci indirizziamo sempre verso le cose fatte nel miglior modo possibile, e questo non perché vogliamo fare i soldi, ma perché semplicemente vogliamo fare i musicisti, altrimenti faremmo un altro lavoro. Ma se tu vuoi aver bisogno di più denaro, poi hai meno confini per fare qualcosa di bello e per fare quello che più apprezzi ed ami, sia nella vita che in sala prove. Se tu hai un buon budget, lo puoi spendere per fare delle belle cose, ed è questo il motivo per cui noi siamo musicisti e vogliamo fare determinate cose.

Il vostro ultimo album si chiama ‘The Human Contradiction’. Pensate che la contraddizione, l’ipocrisia, siano le caratteristiche principali, quasi delle arti, dell’essere umano? Non penso sia la caratteristica principale, ma sicuramente una delle caratteristiche dell’essere umano. Penso ad esempio alle popolazioni provenienti dall’Afghanistan, dal Medio Oriente che vivono lo status di profughi, popolazioni che si aiutano reciprocamente, ma che poi nella mentalità delle popolazioni europee creano tensioni e discordanze nel momento in cui queste popolazioni varcano i loro confini. Da una parte si dice che bisogna accogliere queste persone, ma dall’altra si creano quelle tensioni e problemi, frutto dell’ipocrisia della gente. Ma d’altro canto, noi dobbiamo combattere per ridurre questa forma di miseria, che è anche questa una forma di contraddizione in un mondo così globalizzato. La vita può essere davvero molto bella, e dobbiamo combattere per fare in modo che il mondo diventi migliore.

La scelta di produrre degli album con queste caratteristiche particolari è dovuta, credo, anche ad un lavoro di produzione musicale complessiva che ha fatto risaltare le singole qualità dei componenti, guidate dalla tua voce. Una volta terminati i lavori di produzione e registrazione, appena vi siete messi a confrontare sulle scelte fatte ed ascoltando il lavoro svolto, qual è stata la vostra prima reazione? E se ne sono susseguite altre più a mente fredda…Guarda, uno dei lavori di chi produce l’album è quello di scegliere che cosa va bene e quindi mantenere, e che cosa invece lasciare fuori. Pensando al lavoro fatto per quest’album, sono contento delle scelte fatte. Ma bisogna mettere in chiaro una cosa: non abbiamo una forma di democrazia per cui si contempla che ciascuno dia un voto sulle scelte dell’album. Io sono il produttore, io produco le linee musicali e le direttive da seguire, nonché valuto le opinioni di ciascuno al fine di fare delle scelte precise. È così che abitualmente lavoriamo. Sono davvero felice del risultato, e penso che tutti siano soddisfatti del lavoro svolto. Tuttavia, ho provato e provo ad incoraggiare la band a lavorare e migliorare tanto, perché se qualcuno volesse comprare un nostro prodotto, deve essere un prodotto in cui abbiano lavorato tutti assieme come un vero team. Vorrei mantenere questo modo di lavorare perché io penso che non esista il concetto di democrazia nella musica. Tuttavia lavorare insieme e fare le cose insieme è positivo in termini di qualità, bisogna che la band lavori come un unico individuo.

Nel prosieguo della vostra carriera, che spero sia ancora lunga, avete intenzione di continuare questo percorso incentrato sull’approccio tendente al radio-friendly, o c’è ancora spazio per inserire soluzioni più vicine all’heavy metal ed symphonic-gothic, frangenti dalle quali voi provenite? L’obiettivo è produrre la musica che più piace a noi, non di fare musica che punti direttamente allo scopo di fare successo. Ma, se dovessi fare un giudizio o un opinione, quello che facciamo è sì uno stile duro, pesante, ma allo stesso tempo riconoscibile. Quando mi metto a produrre degli album insieme con altri colleghi, cerco sempre di imparare e di cogliere gli aspetti più interessanti di ogni singolo processo produttivo. Ricordo durante ‘We Are The Others’ che è stato prodotto da Jakob Hellner insieme al suo team, e mi ricordo il duro lavoro svolto, che tuttavia mi è stato di grande aiuto e sono davvero grato di quell’esperienza, e penso che ogni processo musicale di un album debba seguire quelle linee, e mi piace fare questo.

Voi avete sempre provato a cercare il successo? No, perché quello che cerchiamo di fare è di produrre buona musica metal. La musica metal non è un gran mercato, a differenza per esempio della musica dance, che molto popolare in Olanda. Voglio dire che il metal non è un genere che ti rende così popolare come per la musica dance. È un settore più piccolo, ma che amo molto.

E’ un settore piccolo, ma consistente allo stesso tempo, perché esistono molte band metal. Sì, ma se noti bene, negli ultimi 60 anni quante band hanno segnato un’epoca? Io ne posso citare davvero poche band. Per esempio Volbeat, giusto per citarne qualcuno che ogni tanto passano per le radio, piuttosto che i Nightwish nei primi anni 2000, i Sabaton, e pochi altri. Io spero proprio che la scena metal cresca molto, perché è un genere che mi piace molto.

Charlotte canta con passione e sa trasmettere passione. Quando canta, in studio o dal vivo, come si sente con sé stessa? Penso che, dato che lei scrive i testi, sicuramente scrive dei testi a cui si sente maggiormente ispirata; compone delle liriche che riguardano i temi che le stanno più a cuore. E questi sentimenti che prova mentre scrive questi testi li trasmette attraverso la sua voce, cantando con passione e trasmettendo emozioni.

E la band che stimoli riceve dalla sua voglia di cantare e dai suoi stati d’animo che dentro di lei si producono? Sai, musica è emozione. Quindi se la band non riesce a sentire queste emozioni, diventa poi difficile lavorare. Recentemente in tour abbiamo suonato il brano “Lullaby” per la prima volta, e credimi ho avuto, sia io che la band, la pelle d’oca perché era così bello sentire Charlotte cantare ed interpretare quel brano. Trasmette sentimenti veri e concreti, perché è un brano davvero intenso; non è un brano che, come altri nostri, ti porta a saltare e ballare, ma è invece molto intensa ed emozionale, e in questo tour si avrà molto di sentirla.

                      Charlotte Wessels live @ Legend Club, Milano - 03/11/2015 (photo by adventprod.com)
 

Sia nell’ultimo album, che nei lavori precedenti, c’è stato un ospite speciale che ha partecipato ad alcuni vostri pezzi. Si tratta di Marco Hietala, bassista e voce maschile dei Nightwish. La sua presenza e la sua esperienza quanto ha influito sul vostro percorso musicale? Nel nostro percorso musicale non molto a dire la verità, ma per esempio nel brano “Your Body Is A Battleground” penso che non avremmo fatto questo pezzo senza il supporto di Marco, perché avevamo bisogno di una voce così potente come la sua. Sono un sostenitore di Marco, è un’ottima persona, oltre ad essere un mio caro amico, e ci sono state molte ragioni per cui abbiamo voluto la sua collaborazione. Non so se nei prossimi album avremo ancora collaborazioni di questo tipo, dato che si deve far fronte agli impegni di coloro che vorremmo collaborassero con noi.

E a proposito di Nightwish, come consideri attualmente la collaborazione con Floor Jansen? Penso che Floor Jansen si inserisca nei Nightwish in modo perfetto. Non è una principessa, ma è semplicemente uno dei membri della band, e credo che i suoi compagni non pretendano di trattarla come la star della band. Più di questo non saprei dire, perché non li frequento spesso. Adoro comunque i loro spettacoli, essendo stato insieme in tour con loro. I Nightwish possiedono molteplici caratteristiche, date dalle qualità e dal carattere dei singoli membri: Troy ha un suo carattere, Tuomas ha un suo carattere, così come Marco, Floor e tutti gli altri. Hanno un carisma molto forte, che amalgamati tra di loro tendono a creare un vero e proprio team, un’entità unica.

Inoltre, c’è anche la presenza di un’altra voce carismatica del panorama metal. Si tratta di Alissa White-Gluz degli Arch Enemy. Come è stato mettere a confronto la voce di Charlotte e quella di Alissa, così diversa? È stato davvero divertente, perché adoro il suo growl e la sua voce, così diversa da quella di Charlotte. È stato interessante confrontare le loro rispettive specialità, e al tempo stesso osservare Charlotte iniziare a provare a cantare in growl seguendo le orme di Alissa. Credo che nel brano si connettano bene.

Un po’ come le classiche voci maschile e femminile che si usano nei versanti più duri del metal...Sì, è vero. La voce di Alissa è davvero brutal ed eccitante. La si potrebbe riproporre per il nostro prossimo album. Vedremo…

Nell’ampio filone che va dal gothic, al symphonic, al dark metal, avete delle band a cui pensate di paragonarvi o essere paragonati, o comunque di avvicinarvi come stile? Oh… è difficile riuscire a pensare a quale band possiamo paragonarci. In certi fraseggi sicuramente possiamo paragonarci a band come Nightwish e Within Temptation soprattutto. Invece, riguardo alle parti più dure e poderose, ci possiamo avvicinare a band come In Flames e Rammstein, soprattutto dal punto di vista dell’impatto che diamo ai riff musicali. Pensiamo quindi di avere varie e determinate influenze, che toccano sia il versante symphonic, che quello prettamente heavy.

                                                       Martijn Westerholt (photo by Guenter Floeck)
 

Sicuramente, come me del resto, penserai che molte band rock e metal con voce femminile hanno delle qualità importanti che esulano dalla presenza della front-girl, e che possano reggere in maniera autonoma indipendentemente dalla presenza o meno di tali figure. Se i critici ti dicessero che i Delain sono Charlotte Wessels-dipendenti, come reagiresti? Che loro sbagliano profondamente. Tuttavia la bella presenza e un’ottima presenza scenica sono importanti, se non essenziali, per avere successo. Se tu prendi ad esempio i Sabaton senza Joakim Brodén , non hai di fronte i veri Sabaton, perché lui è la parte essenziale della band. Se tu hai di fronte i Nightwish senza Floor Jansen, ti trovi comunque ancora i Nightwish, nonostante tutto il dovuto rispetto per Floor, e penso che i Nightwish continueranno ancora a vivere anche senza di lei. Per quanto riguarda noi, ci poniamo in una via di mezzo, perché, senza qualche nostro componente rimangono comunque i Delain, ma senza Charlotte è difficile vedere ancora i Delain. Nella carriera della band, io ho sempre contribuito a dettare le linee e le direzioni dove andare, prendendo decisioni importanti dal punto di vista musicale, ma Charlotte è stata la persona con la quale è iniziata tutta questa storia. Ai tempi in cui è nata la band ed abbiamo fatto i provini per cercare la cantante giusta per noi e per aiutare i Delain a dare una precisa identità, abbiamo pensato che Charlotte fosse la persona giusta per noi. Quindi senza di lei i Delain non avrebbero molto senso.

Per concludere facciamo un simpatico gioco, che spero sia di tuo gradimento. Hai a disposizione la possibilità di scegliere tre/quattro lettere dell’alfabeto, alle quali associare qualsiasi cosa: una parola chiave, una persona a te importante, un simpatico aneddoto, un luogo preciso, ecc. ecc. Da ciò che sceglierai, ti do la possibilità, per ognuna delle tre/quattro lettere, di dirci un breve pensiero. Innanzitutto la M di Musica, che certamente non è una scelta sorprendente e sembrerebbe scontata, ma è tutta la mia passione. Senza la musica, non so davvero cosa avrei potuto fare nella vita, quindi la musica è davvero molto importante per me. Poi la F di Famiglia, che è anch’essa molto importante. Senza la famiglia, sei proprio solo. La famiglia è molto, troppo importante per me. E questo è l’altro lato, l’altra faccia della medaglia quando tu diventi un musicista, perché ti tocca stare lontano da lei per molto tempo, ma allo stesso tempo ti supporta sempre. Infine mantengo ancora la F, che questa volta sta per Fans, perché anche loro sono molto importanti. Quando hai i fans, allora ti rendi conto di fare il lavoro migliore del mondo, e non potrei fare questo lavoro senza i fans e chi ti supporta. La gente che c’è qua fuori dal tour-bus è la migliore per me: loro pagano, spendono soldi per vedere noi che scendiamo giù dal tour-bus e seguirci dal vivo. Quindi i fans sono molto importanti per noi per farci riuscire a mantenere questa passione per la musica e a farla crescere. E spero che ci seguano sempre, e che tornino a seguirci durante i nostri tour.

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