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LEVI/WERSTLER

Ciao ragazzi, benvenuti su HardSounds. Parliamo un po' del vostro progetto. Sino ad oggi la vostra carriera si è svolta con i Dååth, che è una band death metal. Cosa vi ha dato l'idea di partire con un progetto parallelo che si poggia su di un tipo di musica completamente differente? LEVI: E' vero che i Dååth sono la nostra band principale, ma da sempre abbiamo avuto un bel po' di cose in ballo. Io penso che il concetto sia come uno vuole definirsi realmente: sono “il chitarrista di quella band” oppure sono un musicista professionista ed un artista? Noi ci ritroviamo nella seconda definizione. La mia opinione è che la domanda su questo progetto sia “quando” l'avremmo fatto piuttosto che “se” l'avremmo fatto. Poi la scintilla definitiva ce l'ha data la Magna Carta che è venuta da noi con questa proposta. WERSTLER: E' stata un'opportunità da cogliere al volo. Abbiamo sempre voluto fare un album tra di noi, ma utilizzare il tempo che avevamo al di fuori dei Dååth per mettere in piedi un progetto che avrebbe visto la luce solo su internet od in vendita su iTunes non ci interessava. Per fare le cose come ci sarebbe piaciuto era necessario avere l'interesse di una label che ci avrebbe permesso di attirare l'attenzione anche di altri musicisti, in modo da non registrare della musica che non avremmo mai saputo se avesse visto la luce, cosa che purtroppo è molto comune per un musicista. Parliamo un po' della composizione di 'Avalanche Of Worms'. Quando avete iniziato a lavorarci avevate un obiettivo preciso o avete lasciato spazio libero alla creatività senza porre vincoli di alcun tipo? LEVI: Il nostro obiettivo era quello di creare dei brani che potessero reggersi in piedi da soli anche senza parti vocali. Un album chitarristico che non cadesse nella trappola di essere il solito noioso album da "guitar hero", un album che anche un ascoltatore che non è un fan del genere potesse trovarlo interessante. Mettere parti di "insane guitar playing" doveva essere solo un dettaglio utile per far rendere al meglio i brani e non il focus principale. WERSTLER: La Magna Carta non voleva che il disco fosse qualcosa che ricordasse i Dååth, ma fatto solo da me ed Eyal. Non gradivo tantissimo questa scelta perché credo che chi ascolta un artista od un gruppo si aspetti una costante conferma del lavoro dei propri beniamini quando pubblicano un nuovo lavoro. Tu puoi fare comunque qualcosa di grande, ma difficilmente i fan la penseranno alla stessa maniera. Comunque è stato come una boccata d'aria fresca lavorare ad un nuovo progetto senza avere un'idea precisa del taglio che ne verrà fuori. Quali sono state le sensazioni nello scrivere e suonare canzoni al di fuori dai soliti canoni? Credete che questo possa migliorarvi come musicisti e compositori? Inoltre, pensate che i vostri fans apprezzeranno questa scelta oppure volete puntare ad un target completamente diverso? Magari avevate semplicemente voglia di esprimervi in questo modo senza scopi precisi di vendita o audience... WERSTLER: Ci ritroviamo un po' in tutti i concetti che indichi. Alcune persone si rifiuteranno di credere a quello che le loro orecchie sentiranno inserendo il nostro CD nello stereo. Per contro ogni volta che pubblichiamo qualcosa di nuovo con i Dååth ci troviamo a sentire frasi del tipo "Non mi piace perché quel tipo continua a gridare nel microfono" oppure quando facciamo dei clinic o incontriamo musicisti che non lavorano nell'ambito metal ci viene detto "Mi piacciano i Dååth, ma non capisco perché i testi debbano essere spesso gridati. Mi piacerebbe faceste un album con un utilizzo della voce diverso". Capisco entrambi i punti di vista. Da parte mia posso dire che non sono un musicista monotematico e non sono legato necessariamente ad un solo genere. Per questo sono contento che abbiamo pubblicato qualcosa che possa essere apprezzato anche da chi magari non apprezza in toto il nostro lavoro fatto con i Dååth. Parliamo un po' di 'Avalanche Of Worms'. So che consigliate di ascoltare il disco come un tutt'uno e non di saltare da una traccia all'altra oppure sentirle individualmente. Dobbiamo quindi considerarlo un concept album? LEVI: Diciamo subito che non è un concept album come può essere ad esempio "Operation Mindcrime" dei Queensrÿche dove c'è una vera e propria storia che si dipana durante il disco. C'è comunque un linea d'ascolto comune, nel senso che il disco è fatto per essere ascoltato tutto in una sola volta dall'inizio alla fine. Come se fosse un pezzo solo di musica e non una raccolta di canzoni. WERSTLER: Esatto. Siamo ben lontani da quei musicisti che creano una storia od una favola che poi accompagnano con la loro musica. Quelli che possono vantarsi dicendo "la nostra non è solo musica... c'è una storia". 'Avalanche Of Worms' non è un album di quest tipo. Il nostro concept è "ascoltatelo tutto dall'inizio alla fine, tutte le canzoni sono in un certo ordine per una determinata ragione". LEVI: In definitiva è l'esperienza dell'ascolto complessivo del disco che crea il concetto di concept album nel nostro caso. 'Avalanche Of Worms' non sembra essere il classico album da guitar hero dove la tecnica individuale è la cosa che prevale su tutto rischiando di oscurare il resto. Sembra più strutturato come un "album ordinario" dove ci sono sì picchi tecnici, ma anche strutture melodiche e composizioni ben studiate. E' corretto? WERSTLER: E' esattamente così. Non avete mai pensato si aggiungere un vocalist? Il vostro album è ottimo, ma ci sono brani che sembrano perfetti per aggiungerci una traccia vocale... WERSTLER: La Magna Carta non era interessata a pubblicare un disco cantato ed è stata chiara dall'inizio su questo punto. Anche perché non sarebbe giusto pubblicare un disco semplicemente cambiando il nome da Dååth a Levi/Werstler soprattutto visto che con la nostra band siamo pubblicati da un'altra etichetta. LEVI: Doveva essere un disco strumentale sin dall'inizio, quindi il pensiero di far partecipare un vocalist non ci è mai passato per la mente. In ogni caso è stato bello essere capaci di creare brani dove la musica è la "voce principale". Se pensi che ci siano dei brani che sono perfetti per delle tracce vocali puoi sempre caricare il video su youtube dove canti sulla traccia. Sono sicuro che sarebbe interessante. Ispirazione: dove la prendete? Sappiamo che avete un background legato all'extreme metal, ma con questo progetto non può bastare per capire da dove siete partiti. Quanto sono importanti la musica con cui siete cresciuti e quanto è importante la vita di tutti i giorni per darvi spunti nello scrivere musica? LEVI: Quando dedichi la tua vita alla musica, la musica diventa la tua vita. Separare la vita di tutti i giorni dal resto sarebbe assurdo. La musica stessa è ispirazione in sé e per sé. Pensate che questo progetto possa continuare in futuro o si tratta solo di una fugace e temporanea escursione al di fuori dei Dååth? WERSTLER: Ti dico subito che inizieremo a scrivere il nuovo album targato Levi/Werstler non appena avremo finito di preparare il prossimo disco dei Dååth. Mi piacerebbe pubblicare qualcosa già il prossimo anno. Non ci sentiamo quel tipo di musicisti che pubblicano un disco ogni due anni e fanno il relativo tour solo per stare sulle scene. Quando la Magna Carta ci ha contattato ed abbiamo deciso di creare il nickname Levi/Werstler abbiamo subito pensato che non doveva essere un progetto passeggero. In altre parole noi vorremo pubblicare 20 o più album marchiati Levi/Werstler se ci sarà possibile. LEVI: La vita è troppo breve per porsi dei limiti su quello che farai o che sarà. Mi piacerebbe che qualunque progetto di cui faccio e farò parte possa pubblicare tanti album quanto l'ispirazione ce ne farà creare. Farete della promozione di 'Avalanche Of Worms', ad esempio con delle date live o un tour? LEVI: Nessun tour per ora. Abbiamo fatto un po' di promozione tramite la stampa e continueremo su questa strada. Abbiamo un nuovo album dei Dååth in lavorazione che necessita della nostra attenzione e partecipazione. Dopo di questo ci metteremo subito a lavorare per fare un seguito del progetto Levi/Werstler. Stiamo pensando ad un progetto di promozione a lungo termine, anche perché non abbiamo bisogno di scalare le classifiche di vendita in quanto ci rivolgiamo ad un mercato di nicchia, ci vuole il giusto tempo quando il tuo lavoro è indirizzato ad un target così preciso e specializzato. Questa potrebbe essere la classica domanda che ogni chitarrista odia: cosa ne pensate circa l'eterno dualismo tra padronanza della tecnica e originalità-inventiva? Dico "odiata" perché tutti alla fine rispondo con le stesse vecchie parole e dando sempre le stesse vecchie giustificazioni. Volete provare ad essere più originali nel rispondere? LEVI: Più i chitarristi impareranno ad usare le proprie orecchie al posto delle proprie dita meglio saranno le cose. In definitiva imparando ad ascoltare bene quello che si fa si può realmente arrivare ad utilizzare al meglio la stessa padronanza tecnica di cui si è in possesso. Ci sono dei chitarristi che considerate come i padri fondatori dell'arte delle sei corde e che sono un punto di riferimento per voi? Riuscite a darmi qualche nome e il perché li mettete in questo olimpo? WERSTLER: Sì ce ne sono. Si tratta di chitarristi che hanno saputo utilizzare in maniera incredibile la chitarra quando si trattava di uno strumento del quale non si erano ancora scoperte tutte le possibilità e sfaccettature. Parlo di Django Reinhardt, Jimmy Hendrix e Charlie Christian per citare i primi che mi vengono in mente. Django è stato il primo virtuoso della chitarra, e più si legge della sua vita e del suo approccio allo strumento, più ci si accorge che è quasi comparabile alla magia e non solo perché la sua mano sinistra, a causa di un forte bruciatura, aveva solo due dita funzionanti. Il contributo di Charlie Christian è stato quello di essere il primo chitarrista americano che ha avuto la reale capacità di improvvisare. Secondo me è stato il suo modo di suonare essenziale che ha dato il via ad un nuovo modo di utilizzare lo strumento portando alla nascita di musicisti come Jimmy Hendrix. Il pubblico capisce Hendrix più di quanto facciano gli stessi chitarristi. Non c'è miglior modo di dimostrare di essere sordi e ciechi nel dire che Hendrix è sciatto e non è stato un grande cantante. Hendrix è stato il primo grandissimo performer delle sei corde ed il suo modo di suonare è la base per tutti i lavori dei chitarristi contemporanei. Prima di lasciarci io ed HardSounds vogliamo ringraziarvi per il tempo che ci avete dedicato, i nostri lettori saranno felici di leggere la vostra intervista. Così per concludere, se volete dire ancora qualcosa, vi lasciamo la più completa libertà di finire l'intervista come più vi aggrada. LEVI: Grazie a voi per aver trovato il tempo di intervistarci e ringraziamo i vostri lettori per il loro supporto e per il tempo che dedicheranno a leggere questa intervista.

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