IN FLAMES
In occasione dell’Unholy Alliance II, abbiamo avuto la possibilità di intervistare Peter Iwers, da diversi anni in forza agli In Flames. Ed è proprio il cordialissimo bassista ad accoglierci all’interno del tour bus… Allora Peter, come va? Bene grazie, tu? Bene anche io, anche se sono già agitato per stasera in verità… Non è certo la tua prima volta in Italia… come ti trovi da queste parti? Molto bene, oggi in particolare dato che non si tratta di un nostro singolo show, ma di un vero e proprio festival: è interessante e divertente suonare anche per i fan degli Slayer e vedere come reagiscono. Preferisci comunque suonare in un contesto più limitato, magari con gli In Flames come headliner e qualche band “minore”, o in festival con molte band rinomate? Mi piacciono entrambi questi tipi di show, anche se ovviamente se sei headliner hai più libertà, non hai limiti per la scelta della setlist, perché puoi permetterti di suonare quanto vuoi, anche due ore... questa sera ad esempio abbiamo a disposizione cinquanta minuti e non è certo facile riuscire a scegliere i brani da inserire in scaletta. Ovvio che abbiamo cercato di fare del nostro meglio. Il bello dei festival, d’altro canto è che puoi suonare per gente che non ti ha mai sentito e anche questa è una possibilità interessante. Cosa ne pensi delle band con cui suonate in questo Unholy Alliance? Sono gruppi molto validi. Gli Slayer sono sicuramente i miei favoriti; i Children Of Bodom li conosco da diversi anni e mi piace la loro proposta, oltre ad apprezzarli come persone. Dei Lamb Of God conosco solo poche canzoni, e queste comunque le apprezzo, ma non posso dire di conoscerli bene… mentre i Thine Eyes Bleed non li ho mai sentiti. Che differenze trovi tra gli In Flames attuali e la stessa band, quando hai cominciato a farne parte? Sono passati nove anni da allora, abbiamo fatto numerosi tour e credo che insieme abbiamo maturato una grande esperienza, capiamo molto di più del mondo in cui ci troviamo… insomma, siamo più vecchi e saggi. Gli In Flames non sono più una semplice death melodic band, sono qualcosa di più… ma cosa? Non è facile descrivere la vostra musica: vuoi provarci tu? Dici bene: penso sia molto difficile etichettare questi In Flames. Per tagliar corto solitamente dico che facciamo metal, con le influenze più varie, che vanno dai Depeche Mode ai Malevolent Creation. Anche perché a noi cinque la musica piace tutta e di conseguenza cerchiamo di incorporare nei nostri album il meglio di quanto percepiamo dall’esterno, sia che si tratti di death, di power o altro. Anche pop, se questo è buono. Ecco perché è difficile cercare di definire la nostra musica, perché al suo interno c’è un po’ di tutto, death, power, speed, thrash e così via… è tutto metal, alla fine. “Come Clarity” è il quinto album che viene pubblicato con la medesima line up: cosa ci puoi dire dei rapporti all’interno della band? Nel gruppo c’è armonia, siamo una specie di famiglia e tra noi ci si conosce ormai molto bene. Siamo amici e anche se magari a volte “combattiamo”, ciò che importa è che abbiamo tutti in testa l’obbiettivo di continuare nella stessa direzione. Poi, è ovvio, ognuno ha le sue particolari idee, ma il fatto di voler far musica per il maggior numero di persone possibile ci tiene realmente uniti e ci fa andare avanti. Essere un musicista metal è per te un hobby o un vero e proprio lavoro? E’ un lavoro. Ci sono solo gli In Flames, non c’è altro, e non avrei nemmeno tempo per altre occupazioni. Per otto o nove mesi all’anno sono in giro con la band e non potrei proprio trovare il tempo per dedicarmi ad altre attività. Il tuo disco preferito degli In Flames? Non saprei... richiedimelo tra quindici anni! Adesso potrei dirti l’ultimo perché è quello che stiamo suonando di più, ma è davvero una scelta difficile. Il mio preferito è “Whoracle”… Avete mai suonato “The Hive” dal vivo? Certo che sì, molte volte. E stasera? No, questa sera no… abbiamo troppo poco tempo. Un vero peccato. Parlando di cose più personali, sei religioso? Sì, lo sono abbastanza… diciamo che credo in dio, ma a modo mio. E hai una famiglia? Sì, dei ragazzi, un’ex moglie e attualmente una ragazza. E come fai a far convivere le esigenze della band, vedi tour, con la tua famiglia? Questo è in effetti uno degli aspetti più difficili del mio lavoro. Capita delle volte che la mia famiglia mi segua in tour, ma dipende sempre dalle situazioni, dal tipo di tour… è impegnativo insomma, anche dal punto di vista economico. Ritornando alla musica, è innegabile come album dopo album le clean vocals sono diventate sempre più importanti per la proposta delgli In Flames… pensi che in un futuro pubblicherete un disco dove le parti vocali saranno solo pulite, senza growling? No, assolutamente. Ciò che caratterizza il nostro sound è proprio questo mix di stili vocali. E non c’è uno stile che preferisco, perché sono entrambi necessari e complementari per la nostra musica. A volte per esprimerci serve la voce pulita, altre il growl… abbiamo bisogno di entrambi per rappresentare al meglio ciò che siamo. Un consiglio che ti senti di dare a tutte le band esordienti che cercano la loro strada verso il successo? Continuare a fare esercizio e suonare il più possibile. Divulgare il proprio materiale e “stay visible”! Ok, vuoi dire qualcosa agli amici di Hardsounds.it e ai fan italiani? Certo, grazie a voi per l’intervista e grazie a tutti i fan italiani per il costante supporto. Spero che apprezzerete anche lo show di stasera. Un’ultima domanda: Jesper (proprio come Stromblad) è anche il nome del coniglio di un mio amico e vostro fan. Cosa ne pensi? Davvero? (ride divertito, n.d.E.) Beh, non so cosa pensare… non capisco se sia un complimento o meno… Sappi che è un bravo coniglio… Allora ok! Grazie anche da parte del nostro Jesper!
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