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GURU OF DARKNESS

Ciao ragazzi. Come di consueto, presentatevi al pubblico in poche righe! All’interno della band militano membri dalla lunga esperienza nell’ambito del metal estremo. Ci siamo formati poco prima del 2005. Enlil alla chitarra, in precedenza axeman di Quarterer & Schizo, Baron Cimetière e Davmass rispettivamente alla chitarra e basso, entrambi militavano tra le fila della brutal death band Humanity Eclipse, Tsade alla voce coinvolto precedentemente in progetti black metal come Opus In Flames e Secret Dream. Nel 2007 Asmodeo entra a far parte della band nella veste di batterista. Nel 2006, avete pubblicato “Journey To Destiny”. Ora che è cambiato qualcosa, penserete ad una riedizione e distribuzione del disco? “Journey To Destiny” fa parte dei tre demo-promo che rilasciammo tra il 2005 e il 2007. Sostanzialmente si trattava dei brani che poi andarono a formare la tracklist dell’attuale “Mater Meretrix”. Nel caso di “Journey To Destiny” i brani che lo costituivano sono già stati ri-pubblicati, dopo i giusti accorgimenti, su “M.M”. Solamente due tracce sono state escluse, le quali molto probabilmente faranno parte nel nostro prossimo disco. Dai titoli dei brani si evince un particolare interesse per le divinità. Il tema è trattato nella maniera più semplice, oppure lo personalizzate di elementi e pensieri anche lontani da questo contesto? Di cosa parlate nella vostra musica? Usiamo nomi di divinità come punto di riferimento, magari per indicare antichi archetipi e meccanismi che nel corso dei secoli hanno cambiato forma ma non sostanza. “Moloch Eyes”, che parla dell’antico Dio della distruzione ne è un esempio, l’attuale “devastazione” è agli occhi di tutti, nelle sue molteplici forme. Nel caso di “Call Of Nenia”, tiriamo in ballo l’antica Dea latina dei canti funebri. Ma focalizziamo l’attenzione su una possibilità inquietante: sono i morti che, una volta trapassati, piangono a lungo per noi viventi, poiché la nostra vera condizione esistenziale viene svezzata agli occhi degli abitanti dell’oltretomba. Il vostro nuovo disco, si intitola “Mater Meretrix” ovvero “Casta & Peccatrice”. A cosa si riferisce questa antica formula latina, nel vostro caso? Il titolo stesso contiene molti significati, “Mater Meretrix” vuole rappresentare un po’ tutti i dogmi religiosi. Si scaglia contro il velo della cecità che da secoli le grosse “organizzazioni religiose” stendono sui nostri occhi. La Madre Meretrice è una sorta di “meccanismo terreno” autosufficiente, ben ancorato alle sfere spirituali dell’intera stirpe umana, noi tutti ne siamo figli. Una madre con una progenie distorta! C’è una relazione tra l’artwork del disco e ciò di cui parlate nel disco? Un po’ tutto l’artwork, specialmente la copertina, è improntato sulla title-track. Si può infatti notare questa “madre deforme” che stringe tra le braccia un neonato altrettanto deforme, con la pelle che sembra non essere in grado di “respirare”. Sullo sfondo un paesaggio desolato, a conti fatti è un’immagine molto metaforica e carica di significati. Come molte bands appartenenti all’underground italiano, immagino si sia instaurato un bel rapporto con le altre bands catanesi (e non). Come avete conosciuto ad esempio, Sandro Galati, che ha curato la parte grafica del vostro lavoro? Ovviamente siamo in buoni rapporti con moltissime bands della scena metal, non solo a Catania ma un po’ in tutta la Sicilia, la lista sarebbe troppo lunga…Doublesion, Mourning Soul, Lord Agheros, Fear Of Eternity e Disasterhate per farti qualche esempio. E’ stato appunto dopo aver visto la copertina di “Sacrifice to Eclipse” dei Disasterhate che ho conosciuto il suo realizzatore: Sandro Galati, che oltre ad essere un ottimo grafico è anche il batterista dei Resonance Room, altra band catanese con cui siamo in buoni rapporti. Come vedete la scena metal estrema catanese? A mio avviso, potete contare su nomi davvero ineguagliabili: il roster della Inch Prod., Cadaver Mutilator, Haemophagus, Mondocane, Necrass, Old Legend, Schizo, Sinoath. Quali pensate siano i pregi e i difetti di questa scena, se così possiamo definirla? Siamo in rapporti più o meno confidenziali con quasi tutte le bands da te elencate. A proposito della scena estrema siciliana, i difetti superano di gran lunga i pregi. In alcuni casi abbiamo delle proposte di qualità, però spesso c’è scarsa professionalità e disorganizzazione all’interno della band stessa. Inoltre molte bands amano rinchiudersi in circoli ristretti e favorirsi a vicenda, poche volte sono stati fatti degli eventi collettivi per dare spinta alla scena. Inoltre qui in Sicilia, molti gestori di locali e agenzie di booking farebbero meglio a cambiare mestiere! Qualcosa si stava muovendo quando il Krossower era operativo e proponeva live shows di band internazionali, adesso un po’ tutta la scena ha fatto un passo indietro. A Palermo la situazione sembra interessante ma non riesce a decollare totalmente… Tornando al disco. Il vostro black metal, è caratterizzato da un meticoloso lavoro di chitarre. Quali particolari attenzioni avete rivolto a questo strumento, in sede di registrazione, e come mai avete scelto di registrare MM in tre Studios diversi? Per una produzione del genere e con un certo tipo di budget, per noi è stato molto naturale sviluppare le recording session in questo modo. Infatti tutto è stato registrato ai Northern Spirit studios sotto la sapiente direzione di Enlil, eccezion fatta per la batteria, per la quale ci siamo avvalsi degli Outer Sound studios di Giuseppe Orlando a Roma. Dopodichè il mastering è stato fatto in Svezia ai Tailor Maid, da Peter In De Betou. Com’è stato lavorare con Steve Sylvester, Giuseppe Orlando e Culto Prietsu? Collaborare con artisti del loro calibro è stata davvero una bella esperienza, poiché sono musicisti che stimiamo e seguiamo da molti anni. Siamo in buoni rapporti d’amicizia con tutti loro e il loro contributo è stato preziosissimo, il loro stile si è sposato perfettamente con i brani dove compaiono in veste di ospiti speciali. Quale pensate sia il prossimo passo dei GOD? Ora il vostro sound è molto ben assestato, non pensate manchi solo una certa impronta leggermente sperimentale? La nostra prerogativa è sempre stata quella di suonare quel che ci piace ed il nostro approccio è molto istintivo. Volevamo questo attuale disco colmo di quelle atmosfere black metal che tanto ci hanno emozionato durante gli anni 90, con la giusta dose di personalità ed una produzione fredda e monolitica allo stesso tempo. Da qui possiamo tranquillamente dirti che nel futuro disco ci saranno degli elementi che gioveranno a favore della “personalità” della band, per quanto possa avere senso una cosa del genere nell’attuale panorama musicale. Infatti, quando ci siamo formati iniziammo a tirare giù brani su brani tra il 2005 e il 2006, accumulando così materiale per due full-lenght. Qual è stata la vostra migliore esperienza/ricordo che portate con più piacere dentro di voi? Cosa avete in programma per il futuro? I ricordi piacevoli sono tantissimi, impossibile sceglierne uno che abbia la meglio sugli altri. Molti sono legati alle registrazioni e tutti noi ricordiamo con particolare emozione il periodo delle riprese per il videoclip di “Moloch Eyes” realizzato dalla Extreme Video. Per adesso rimaniamo concentrati sulla promozione di “Mater Meretrix” e stiamo organizzando diverse date dal vivo. Dopodichè ultimeremo il nostro secondo disco. Lo spazio finale è tutto vostro, lascio a voi la chiusura… Vogliamo ringraziare in modo particolare tutte le persone che ci stanno supportando! Invitiamo i curiosi e gli amanti del black metal a dare un’ascolto a “Mater Meretrix”, le urla della Madre vi geleranno l’anima!

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