GOBLIN REBIRTH
Le vie del prog sono infinite e avere l'opportunità di scambiare qualche impressione con dei veterani è un'occasione da non perdere. Il disco omonimo è uscito un mesetto fa e rende l'idea di come la band sia in ottima forma, a prescindere dalle questioni legate a moniker e scissioni. Ecco la nostra chiacchierata con i Goblin Rebirth, Iniziamo dal nome.
Rebirth vuol dire rinascita. Quindi qualcosa delle precedenti incarnazioni dei Goblin era morto o addormentato? A cosa è dovuta la rinascita? Fabio (Pignatelli, bassista): Dalla voglia di fare qualcosa di nuovo, di rimettermi in gioco con delle persono con cui collaboro da diverso tempo in vari progetti e di cui ho molta stima.
Come sono nati i pezzi? In totale libertà o con un obiettivo ben preciso? Fabio: Libertà totale!
Coraggiosa la scelta di pubblicare un album di inediti, quando assistiamo a un proliferare di ri-registrazioni da molte band storiche. Fabio: E’ stata una scelta naturale, per una “rinascita” serviva qualcosa di nuovo. E comunque non credo si possa vivere di remakes! Un nuovo progetto, con nuovi musicisti, deve essere “obbligatoriamente” fatto di inediti, altrimenti che senso avrebbe?
Cosa significa quel "Back in 74"? Cosa vi manca di quegli anni e quali situazioni, mezzi o persone che gravitano attorno a voi oggi, al contrario, rimpiangete di non aver avuto allora? Aidan (Zammit, tastierista): Back in 74 è un titolo con più significati. Nel racconto del disco riguarda un salto nel passato compiuto dal personaggio principale. Una visione dell'infanzia perduta, in stile Scrooge. Ma ha anche molteplici riferimenti musicali. Il brano è principalmente scritto su una metrica di 7/4, e strizza l'occhio a un tipo di musica rock fusion che nasceva all'inizio degli anni settanta. Sicuramente l'Hammond distorto che ho suonato in unisono con la chitarra di Giacomo (Anselmi) deve qualcosa a Jon Lord dei Deep Purple, per esempio. Non posso dire che mi manchi qualcosa di quegli anni, dal punto di vista dell'esperienza personale. Ero solo un bambino su un'isola staccata dal resto del mondo. In un'altra vita mi sarebbe piaciuto nascere altrove e un po' prima per vivere l'ambiente professionale degli anni 70-80. Oggi le cose sono molto cambiate. Noi cinque abbiamo la fortuna di suonare e lavorare in varie situazioni gratificanti, ma in generale nella musica si lavora e si guadagna sempre meno. In quegli anni c'era tanta musica suonata e la music industry era immensa. Tutto ciò premiava la creatività e la bravura dei musicisti. Per fortuna Goblin Rebirth è un progetto di perfetta sintesi tra musica suonata e le più nuove tecnologie.
Quale film potreste associare al vostro nuovo album, come "colonna visiva"? Ci sono registi che riescono ancora a esprimere qualcosa che sia affine al sound dei Goblin? Fabio: Credo che le composizione siano adattabili a tanti generi di film. Registi e film belli ce ne sono a volontà ! Chissà, magari qualche regista ascoltaldo il disco ci proporra qualcosa!
Quali vostri album funzionano meglio come colonna sonora e quali hanno una autonomia più marcata? Fabio: Logicamente le composizioni non legate a colonne sonore sono più “libere”. Diciamo che quando fai colonne sonore sei stimolato dalle immagini e dal regista, mentre quando compongo senza delle immagini, ehm, me le creo!
Elettronica, musica classica, prog. Come riuscite ad ammaestrare tutte le varie influenze nel momento in cui vi trovate a comporre un disco? Fabio: Non c’è nulla di ponderato, tutto viene naturalmente, dalle varie esperienze e conoscenza che hai. Ognuno mette quello che sa! Secondo me l’originalità di questo disco sta proprio nel come abbiamo miscelato le nostre varie culture musicali. Anche se tutti amanti del prog, abbiamo un backgroud musicale abbastanza diverso, la fusione di tutto ciò ha dato, secondo me, un buon risultato. Non tutti i “mix” vengono bene, ma questa prima volta noi siamo soddisfatti e speriamo che lo siano anche i fans.
Avete in programma un tour per promuovere l'album? Quali brani non possono mancare in una scaletta dei Goblin Rebirth? Fabio: Per i concerti stiamo cercando di organizzarci, abbiamo varie proposte sparse che vorremmo “ottimizzare” in un tour, ma non è semplice. A parte gli hit classici (Profondo Rosso, Suspiria, Zombi, ecc.) noi dal vivo proponiamo anche colonne sonore da films “minori” come Contaminatio, Buio Omega, La chiesa e facciamo anche pezzi tipo “Le cascate di Viridiana” o “Killing on the Train” oltre, chiaramente, ai pezzi del nuovo disco. Goblin è veramente divertente da suonare perché lascia molto spazio all’improvvisazione.
Ci chiedevamo se quella "Goblin" presente in 'Roller' fosse divertente o impegnativa da rendere dal vivo... Fabio: Nell’ultimo concerto l’abbiamo fatta come bis.
Ci sono state tantissime divisioni tra le vecchie formazioni dei Goblin. In che rapporto siete con i componenti attuali degli "altri Goblin"? E soprattutto, vale soprattutto per il passato, come si può mantenere il sangue freddo e la mente concentrata nella stesura di un album quando i rapporti personali sono incrinati? Fabio: Per quanto mi riguarda, credo di essere in buoni rapporti con tutti. I nostri problemi sono sempre scaturiti su come gestire il gruppo, e comunque sempre sul lavoro. Al di fuori del lavoro siamo degli otttimi amici e ci siamo sempre divertiti tanto. Nel passato i nostri litigi ci hanno portato a dividerci tantissime volte, ma probabilmente questi litigi sono anche serviti a creare il nostro sound, un po’ quello che è accaduto a tanti gruppi.
Siete accasati presso la Relapse. Che ne pensate di questi metallari che vi danno sempre più fiducia? A proposito, conoscete gli Zombi, vostri compagni di etichetta? Devono molto al vostro sound. Fabio : Con la Relapse c’è stato un buonissimo rapporto sin dall’inizio, hanno sentito i demo e sono impazziti. Devo dire che con loro ci troviamo benissimo. Sono efficienti sotto ogni aspetto. Il contatto me l’ha dato Steve Moore che, con gli Zombi, apriva il concerto dei Goblin nel tour usa ottobre 2013, e che poi ha anche suonato con noi nel tour usa aprile 2014. Sono bravi musicisti e persone deliziose. E oltretutto sono dei “veri” fan dei Goblin.
Quali gruppi ascoltate attualmente? Ci sono alcuni artisti che ricordano il vostro modus operandi? Fabio: Io personalmente continuo a sentire il prog ’70 inglese dove c’è sempre qualcosa da scoprire, Zappa che adoro , poi ho i Weather Report (che secondo me sono i “Pink Floyd “ della Fusion) e degli attuali mi piace Steven Wilson.
Si può assaporare un album dei Goblin con questi nuovi mezzi come Spotify? Cambia qualcosa rispetto alla fruizione della musica di qualche anno fa, certamente, ma sono cambiati anche gli artisti? Aidan: Certamente la fruizione della musica è cambiata, e irrimediabilmente le masse non considerano più la musica come un bene da acquistare. Senz'altro Lo streaming rende facilissimo l'accesso a una discografia infinita. Però tende a sostenere solo gli artisti di massa e penalizza quelli di "nicchia". C'è comunque una rinascita del vinile che è molto positiva. Il disco in vinile come opera d'arte completa, combinando musica e arte grafica in un oggetto da desiderare e possedere, rimane l'espressione migliore nella storia della distribuzione musicale. Secondo me la formula migliore è quella adottata da ditte come Amazon, che vendono cd e vinile online e mettono subito a disposizione un download in mp3 al momento del acquisto del disco. Per quello che riguarda gli artisti, direi che complessivamente ha reso quasi tutti più poveri, ma con più mezzi di promozione e distribuzione. È fondamentale per i musicisti essere aggiornati sui mezzi di comunicazione, social network e i nuovi mezzi di distribuzione. La nostra etichetta ci sta aiutando molto con questo.
Solo poche settimene fa fa ci ha lasciato Chris Squire degli Yes. Che ricordo avete di lui? Fabio: Mi lascia il bassista che forse mi ha dato di più! Veramente un gran dispiacere! Purtoppo non l’ho conosciuto. La prima volta che l’ho visto dal vivo, nel ’70 al tetro Brancaccio di Roma, mi ha letteralmente “distrutto”: suonava, cantava si muoveva con un’eleganza fuori dal comune! Quel concerto mi ha dato e cambiato molto! Purtroppo Dei miei bassisti preferiti, a parte John Paul Jones, quelli che mi hanno “segnato” ci hanno lasciati tutti: Jack Bruce, John Entwistle, Jaco Pastorius e Chris Squire!
Praticamente siamo arrivati alla fine e non abbiamo mai citato Dario Argento. Se non è un record, poco ci manca. Non vi infastidisce un po' essere legati sempre e solo a lui da moltissima gente? Fabio: Assolutamente no! Io credo che senza la colonna sonora di Profondo Rosso sarebbe stata molto più difficile per noi e che Dario ci ha dato, conunque, l’opportunità di farla! Detto questo credo anche che Dario senza noi sarebbe stato un’altra cosa! L’incontro con Dario è stata una bella opportunità pre entrambi!
Quale sarà il futuro prossimo per i Goblin Rebirth? La creaturina in copertina avrà modo di crescere? Fabio: Il parto è andato bene, il bimbo mangia e dorme, insomma fa quello che deve fare un neonato! Noi genitori ce la mettiamo tutta, speriamo cresca bene!
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