Finalmente dopo quattro mesi di attesa, riusciamo anche a sapere qualcosa in più sul disco degli Eniac Requiem 'Space Eternal Void', che troverete recensito in queste pagine. Per l'occasione è stato contattato solo Derek Taylor, e capirete subito perché...
Grazie per aver accettato quest’intervista: da quant’è che nessuno ti chiede qualcosa riguardo gli ER?
La gente mi chiede spesso della band, è sempre ricordata con piacere da molti fans. É buffo perché è un cd che mi ha impegnato poco, nonostante sia molto particolare, ed è il meglio che abbia potuto fare.
Il disco è del 1998, però immagino che la fase embrionale di formazione del tuo progetto risalga a prima!
La band è nata nel ‘97, stesso anno in cui molte band prog stavano andando bene in Giappone. La Shrapnel era distribuita in questo paese dalla Roadrunner, ed era un’opportunità per raggiungere un target più ampio (tranne che in USA a quanto parve poi), affamato di musica ben fatta.
Altro elemento ignoto sono i testi: ci sono forti riferimenti spirituali, introspettivi, a volte anche visionari!
Si, dal punto di vista lirico ci sono elementi mitologici/scientifici e sapori fantastici e filosofici. Amo la mitologia e molte liriche vengono scritte spontaneamente; è un processo che viene naturale, spontaneo. La composizione strumentale è altrettanto spontanea. Da piccolo amavo Paul Gilbert ma non riuscivo bene nel plettraggio alternato. Questo limite mi ha portato a potenziare le legature. Quando ho registrato SEV ero appena rientrato da una lunga pausa dallo shredding (2 anni). Ho fatto pratica per appena 1 settimana ed ho visto che il mio plettraggio alternato era migliorato moltissimo; questa eccitazione mi ha portato a fare molto più picking su SEV che non legato.
Come mai decidesti di non includere i testi?
Scelta di Mike Varney: includere avrebbe significato un costo in più, che andava aldilà del budget di Varney.
Come hai conosciuto gli altri membri della band? Ti va di raccontarci l’avventura con la Shrapnel Records?
Ho incontrato Scott in Dallas, agli inizi degli anni ’90. Siamo diventati subito amici, abbiamo cominciato a collaborare insieme da subito per vari anni, stando sempre vicino quando si trattava di esercitarci con lo shredding. Rob, Scott e io, suonavamo insieme con Tommy Lamey, Eddie Ellis (cantante dei Haji’s Kitchen) e il basista Kyle Honea. David è un mio amico. Abbiamo suonato insieme per molto tempo. La storia vera degli ER, beh dunque: nessuno ha mai suonato realmente sul disco, tranne che Scott, che ha partecipato con un assolo su un brano (ma non chiedermi quale). Io ho registrato tutto in quel disco (batteria e alcune tastier, sono programmate). Originariamente, la mia idea era di creare una fictional-band (il termine così com’è rende meglio l’idea ndD), con caratteri sci-fi/fantasy o quasi da supereroi. Sicuramente un’idea del genere sarebbe piaciuta in Giappone.
Sembrava una buona idea, ero felice del concept. Poteva ispirarmi maggiormente per la musica. David Perry, che è anche un artista grafico, aveva anche disegnato e inviato a Varney degli schizzi iniziali di quest’idea, e tutti erano d’accordo che la cosa potesse funzionare. Tutti tranne Varney! Così, ho dovuto chiamare i miei amici, e la foto che vedi nel disco, non è altro che la band “fittizia”, che non è mai esistita per davvero. Insomma: quell’immaginario avrebbe contribuito ad ascoltare in modo diverso il disco.
Ad oggi, sai quante copie sono state vendute di 'Space Eternal Void'?
Vendute?!? Haha, non so: 13? Non lo so, mi dispiace!
Nel disco vi sono molteplici influenze, nonostante sia inevitabile inquadrarlo nel calderone del progressive metal. Quali sono stati i tuoi ascolti in quegli anni, e come si sono evoluti col tempo?
Il genere era molto diverso :io volevo creare musica abbastanza complessa tanto da interessare gli amanti del prog. Allo stesso tempo, volevo esprimere delle idée memorabilia che potessero colpire.
Qual è stata l’intera strumentazione utilizzata per il cd?
Ad oggi, sono endorsement IBANEZ. Ho suonato Talmas a quei tempi. Chitarre non propriamente adatte per fare shredding. Non ricordo il modello, ma erano molto economiche, e le usavo molto per alcune ritmiche e assoli, e i Soap Bar Pickups per altri. Un altra cosa che posso dire, è che non ho usato amplificatori. É tutta opera dei COSM Amp Modeler sulla Roland VS-880. Se sai come modificarle, riesci ad avere dei buoni suoni.
Cosa raffigura la copertina?
L’artwork, oddio. Dopo il mio concept per SEV, la mia idea fu scartata, così l’etichetta affidò il lavoro ad un artista che chiamavano spesso per le cover. Non mi è mai piaciuto.
Hai mai pensato a rimasterizzare il tutto e farlo ristampare?
È una bella idea, se non che non credo ci sia così tanta richiesta di questo disco, e il tutto risulterebbe costosissimo.
I brani sono molto diversi tra loro: molti sostenuti, altri ancora più lenti. Puoi parlarci come sono nate alcune canzoni?
Con "Slow Poisoners" ho volute scrivere un pezzo in forma di “rock opera”. Mi piace molto; uno dei riff principali proviene da un lavoro che feci assieme il mio amico David Perry. "Guenhwyvar" è la prima che abbia scritto per il disco. Ero ossessionato, al tempo, dall’immaginario del Forgotten Realms (del gioco fantasy Dungeons & Dragons, ndD). É una sorta di tributo all’elfo Drizzt Do’Urden. Tutti gli assoli sono improvvisati, ho solo seguito l’ispirazione del momento. "Amulet Of The Sun" invece, la adoro nel finale. É come se (riporto le parole così come sono) “I rip off Bach pretty heavily! it is epic.” E infine "Wyrm": la melodia, il coro, e la progressione. L’arpeggio all’inizio e alla fine è stato davvero divertente. Cose che oggi non riuscirei proprio a fare.
Il dopo Eniac Requiem: vi sentite ancora tra di voi? Quali altri progetti musicali avete avuto in comune, SE vi sono stati?
Sono ancora in contatto con David: parlo occasionalmente con gli altri, ma da quando ho smesso di dedicarmi a tempo pieno alla chitarra, le nostre strade si sono divise.
Tu personalmente di cosa ti occupi oggi?
Vivo a Dallas, dove ho i Milo Studios. Faccio mixing e mastering per bands locali e non solo. Nell’ultimo anno, sto facendo un sacco di lavoro di produzione su chitarre. Sono tornato a studiare per approfondire ciò che amo, psicologia. Per ora amo questo, pass oil tempo con mia figlia, guardo film, e pratico meditazione. L’estate scorsa sono tornato a fare qualcosa con la chitarra: ho suonato un assolo sul disco 'Atmospheres' di Ray Riendeau, sulla traccia "The Alchemist". In più ho partecipato con un altro solo sul debut-album di Stephan Forte.
Se hai qualcosa da aggiungere, fai pure, rinnovo i ringraziamenti sia per l’intervista.
Mi fa veramente piacere che tu abbia gradito gli Eniac Requiem, grazie mille!
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