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BLUE HOUR GHOSTS

Con il loro alternative/progressive di gran fattura, i Blue Hour Ghosts ti obbligano ad elencare una lunga serie di band (Katatonia, Porcupine Tree, Amorphis etc.) ispiratrici ed altisonanti da non poter non risultare stimolanti. Li abbiamo incontrati per capirci qualcosa di più...

Ho ascoltato il vostro album, devo farvi i miei più sinceri complimenti. Quanto è stato difficile concepire questo disco? Grazie mille! Siamo molto orgogliosi del nostro album di debutto. La difficoltà maggiore è stata quella di trovare un sound soddisfacente e completo. Grazie all’incontro coi ragazzi della Dysfunction Productions (Giuseppe Bassi ed Eddy Cavazza) i nostri pezzi hanno assunto una forma assolutamente godibile. È stata una collaborazione altamente proficua.

Avete una spiccata vena camaleontica, ed è disarmante la semplicità con cui passate dal Metal al Rock, dal Prog all’Hard Rock. A cosa si deve attribuire tutto ciò? Forse ognuno di voi ascolta musica differente? Proprio così. Ognuno di noi ha un proprio background musicale. Di solito questo è motivo di incomprensioni, mentre nella nostra band tutto questo è visto come uno stimolo. Diverse influenze portano ad una sperimentazione più granitica, ed i risultati sono sempre molto interessanti.

Chi di voi scrive i brani? E chi i testi? La scrittura dei brani è un processo che coinvolge tutta la band. Certo, ci sono i due chitarristi (Diego e Francesco) che sono i principali compositori, ma in un secondo momento tutta la band partecipa alla stesura dei pezzi. I testi hanno invece un unico protagonista: Diego. Io non mi stancherò mai di dirlo: qualcuno dia il Nobel per la letteratura al nostro chitarrista. Dopo Bob Dylan verrà assegnato a lui. Ne sono sicuro.

Avete una buona attività live. Quanto è importante portare la propria musica davanti a un pubblico vero? La nostra attività live è molto buona e ci ha permesso di raggiungere diverse parti del Nord Italia. Tra qualche mese partiremo per il nostro primo tour al di fuori del Belpaese. Non vediamo l’ora di mettere a ferro e fuoco i palchi europei. L’attività live è fondamentale. È il vero banco di prova per una band ed un’ occasione unica per vedere i frutti del proprio lavoro grazie al sostegno di un pubblico vero.

La vostra anagrafe dice Emilia Romagna. Com’è la situazione da quelle parti? Ci sono molte band, suonare in sede live è semplice? Fieri di essere emiliani. Le band sono molte, come in tutto il mondo. Si diventa amici e ci si aiuta a vicenda. I posti dove suonare, nella nostra Modena, non sono tanti. Va molto meglio in provincia e nelle città limitrofe.

Aveste la possibilità di scegliere con quale band andreste in tour? Sicuramente Metallica. Ho esagerato?

Quali sono le band essenziali? E i dischi? Metallica, Porcupine Tree, Fates Warning, Katatonia, Anathema, il death metal scandinavo degli anni Novanta e il prog rock in generale. Da questa breve lista si può capire l’ambiente estremamente eterogeneo entro il quale lavoriamo. I dischi essenziali sono troppi da poterli elencare qui.

Oltre alla musica, e le donne, quali sono le vostre grandi passioni? Oltre alla musica e alle donne? Direi che possiamo fermarci qui! Scherzi a parte. Oltre al buon cibo e alla birra possiamo anche considerarci degli appassionati delle discipline artistiche in generale. Alcuni dei nostri testi prendono spunto da opere letterarie. Siamo appassionati di cinema e dell’arte in tutte le sue forme.

Sono incuriosito dal monicker della band, perché tale scelta? Il nome della band deriva principalmente dalle nostre liriche. Abbiamo pensato che i nostri testi e la nostra musica prendessero le sembianze di Blue Hour Ghosts, letteralmente dei “fantasmi dell’ora blu”. “Blue Hour” è un’espressione mutuata dal mondo della fotografia e non solo per descrivere il crepuscolo: è un’ora malinconica e riflessiva, ma anche piena di energia e attesa per il nuovo giorno o la sera che stanno per arrivare. Lo stile del monicker, che non è altro che l’acronimo del nome della band, fa parte di una scelta generale attuata sul concetto di artwork che avevamo in mente. Si tratta di un risultato assolutamente minimalista, basato sul binomio cromatico blu/bianco, supportato da un apparato segnico semplice e, allo stesso tempo, ambiguo.

Il disco è uscito via Buil2Kill Records, label sempre molto attiva. Com’è il rapporto con i ragazzi dell’etichetta? Rapporto veramente ottimo. I ragazzi della Buil2Kill stanno facendo un lavoro monumentale. Si stanno prodigando per pubblicizzare al meglio il nostro prodotto. Non solo promesse, ma anche fatti concreti. Siamo veramente contenti del loro operato. Fieri di far parte della loro “scuderia”.

Avete buttato fuori anche un videoclip, parlatemi di quell’esperienza. In realtà abbiamo buttato fuori ben tre videoclip. Il primo è stato quello di “Dreadful Faces and Fiery Arms”, poi è toccato a “Leftovers”, un lyric video, per poi finire con “Ballad of the Wrecked”. Sono state esperienze molto interessanti essendo tutti i membri del gruppo dei perfetti esordienti nel mondo dei videoclip. Girarli ci ha permesso di lasciarci andare di più e trasmettere la carica mostrata in essi anche durante le nostre esibizioni dal vivo.

Progetti futuri, nuovi appuntamenti, a voi l’ultima parola. Tra poco usciranno le date del nostro primo tour europeo. Questo sicuramente è il nostro progetto più importante nell’immediato futuro. Poco prima saremo impegnati in alcune date sul suolo italico. Per il resto consiglio a tutti di visitare la nostra pagina Facebook per seguire tutte le nostre novità, così come il sito bluehourghosts.com. Grazie mille per l’intervista. Un saluto a tutti.

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