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CRADLE OF FILTH: Dusk...And Her Embrace

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Sono stati incisi tanti grandi dischi, innumerevoli top album, lavori che indiscutibilmente hanno fatto la storia e/o influenzato le generazioni successive che hanno ricevuto entusiastiche, ma quanto classiche recensioni. Considerato che si tratta dei "biggest records", (biggest perchè "grande" in tutti i sensi), abbiamo pensato bene di dare loro la giusta visibilità e la dovuta dimensione con speciali che provano a scavare in fondo fin dentro le viscere dei contenuti degli album.

Siamo nel 1996, ed i Cradle Of Filth, dopo aver confermato la loro grandezza con l'Ep 'Vempire', pubblicano per Music For Nation l'attesissimo successore di 'The Principle Of Evil Made Flesh'. Ancora ricordo le sensazioni contrastanti che mi pervasero all'ascolto di un disco che mostrava una troppo rapida maturità compositiva, al punto che la band non sembrava più la stessa di appena due anni prima. La voce diversa, le chitarre cristalline, ma soprattutto era sparita la maestosa teatralità delle tastiere di Benjamin Ryan. Infatti, l'oscuro tastierista non c'era più, così come i due chitarristi originali.

Mettetevi comodi, qualcosa di molto importante ci è stato svelato, esattamente a venti anni da quella uscita, fondamentale per la carriera della band inglese. Quello che la Cacophonous Records per tanti anni ci ha tenuto nascosto è il vero successore di 'The Priciple Of Evil Made Flesh', l'album che più di tutti aveva spinto il Black Metal (che poi proprio black metal non era), all'attenzione mondiale dei media specializzati. Chi ha seguito i Cradle Of Filth dagli esordi sa quanto i sei vampiri fecero per lo sviluppo della scena, e nello specifico del black sinfonico. Subito dopo l'esordio col botto, grazie a quel gioiello che fu 'The Principle...', le attenzioni della stampa e dei fan travolsero letteralmente la band inglese. Le pressioni si fecero enormi, e proprio durante le registrazioni di 'Dusk...' avvenne la spaccatura. Entrambi i chitarristi (Paul Allender e Paul Ryan), e come detto il tastierista Benjamin Ryan mollarono. Anche con la Cacophonous si giunse alla rottura, al punto che la pubblicazione saltò e con una nuova line-up, Dani, Robin e Nocholas composero l'Ep 'Vempire' per poter chiudere gli accordi contrattuali con la label inglese. Oggi, ascoltando 'Dusk... And Her Embrace – The Original Sin', tutti i segreti rimasti nascosti nelle incisioni originali del disco tornano alla luce con chiarezza, mettendo ben in evidenza le reali incomprensioni che rivoluzionarono il sestetto, ed in parte la sua evoluzione.

Anche se è la prima cosa che abbiamo pensato, questa pubblicazione non è un risibile tentativo della Cacophonous per tirar fuori altri soldi dalla sua ex gallina dalle uova d'oro. Questo disco doveva essere pubblicato, perchè questa storia doveva essere raccontata. Come anticipato, molte cose di 'Dusk...' stampa Music For Nation sembrarono strane. Principalmente due: l'altissimo livello compositivo e qualitativo velocemente raggiunto, e soprattutto l'assenza di tastiere, relegate ai margini dei brani e quasi mai protagoniste come in passato. Evidentemente Dani voleva rapidamente fare il grande salto. Per lui le meravigliose, quasi drammatiche orchestrazioni degli esordi erano un peso che gli impediva di volare alto. Meglio puntare su arrangiamenti brillanti ed una produzione che bilanciasse perfettamente chitarre e tastiere, piuttosto che mantenere quel lugubre senso di malinconia spettrale che solo Ryan sapeva creare. Tetre e crepuscolari come la luce di una candela in una stanza piena di polvere e ragnatele, le keyboards qui le ritrovate tutte, maestosamente teatrali e perfettamente sposate alla ruvidità delle chitarre. Anche la voce di Dani rimane di una tonalità più bassa, ancora lontana dal sembrare lo strillo di un pipistrello.

Entrando nel merito del disco, tutto ciò che abbiamo scritto si riassume nei primi tre brani. L'opener strumentale “Macabre, This Banquet” è pura supremazia gotica, lontana dalla pomposità sinfonica che fu “Humana Inspired To Nightmare”. Poi arriva “Nocturnal Supremacy” ad aprire le danze con le sue suggestive tastiere, le stesse che dominano “Heaven Torn Asunder”, il brano che più di tutti ridona potere ai tasti bianchi e neri premuti da Ryan. Anche nella title track le tastiere dominano proprio dove erano le chitarre a comandare, esplodendo letteralmente nel finale, con la potenza che solo l'organo di una imponente cattedrale saprebbe rilasciare.

Le altre tracce si discostano prevalentemente per gli arrangiamenti, molto meno ricercati e per l'uso delle voci e dei cori femminili. Interessante anche l'alternanza di assoli molto ruvidi tra Paul Ryan e Paul Allender in "A Gothic Romance". Indubbiamente, il disco uscito nel '96 resta comunque superlativo, ma questa pubblicazione si presta a diverse interpretazioni. Principalmente dividerà i fan i due parti; qualcuno avrà la sensazione di aver a che fare con una demo di ottima fattura, altri invece verranno sopraffatti da un senso di piacevole nostalgia per una band che troppo presto ha voluto farsi bella e profumata, puntando (e riuscendoci), direttamente all'èlite del metal. Chissà come avrà preso Dani questa uscita. Sulla pagina Fb questa copertina è l'immagine del prifilo, mentre sul sito ufficiale del disco non vi è traccia....mah!. Resta il fatto, se non è chiaro, che per noi è questo il vero Dusk... And Her Embrace!

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