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OSSO: OssO

data

21/09/2015
70


Genere: Sludge / Noise / Experimental rock
Etichetta: Subsound Records
Distro:
Anno: 2015

Si eleva alle nostre orecchie ed alle nostre menti questo lavoro mooolto sperimentale, prodotto dalla Subsound Records, e ideato dalla mente di uno tra i musicisti italiani più apprezzati nel campo della sperimentazione musicale come Eraldo Bernocchi, assieme ai Morkobot, trio di musicisti del Lodigiano che amano farsi chiamare come monaci tibetani (Lin, Lan e Lon) e che hanno all’attivo, dal 2005 ad oggi, una serie di pubblicazioni che si accomunano per essere la confusione mentale fatta musica. Il frutto del sodalizio Bernocchi-Morkobot è uno sludge prettamente strumentale, nella quale si inseriscono in determinati e ben selezionati punti delle voci registrate, e che assume connotati anche cospicuamente noise, grazie al connubio tra una batteria martellante e spesso e volentieri fuori tempo, e una chitarra che, associata ai bassi, scavano come ruspe tonanti, che imperversano rumorose come macchine asfaltatrici, che trivellano come martelli pneumatici raggiungendo livelli di sottosuolo difficilmente pensabili, e percepibili in maniera molto ostica. Si percepiscono, oltre a parti più vicine al rock e metal, anche frammenti elettronici che possono ricordare ritmiche più fedeli alla dubstep, che si sovrappongono alle chitarre arrugginite alleviando parzialmente il senso di scorticamento che queste provocano nelle orecchie dell’ascoltatore. Il riferimento più lampante che si associa a questo discorso è “Fister”. 'OssO' è un lavoro che ai primi ascolti può farti venire un certo mal di testa, generato dal vorticoso girovagare degli strumenti che si accavallano l’uno sull’altro, e l’uno nell’altro. Ma che invece meriterebbe una giusta attenzione dal punto di vista mentale; bisogna concepire la giusta concentrazione per poter assaporare i singoli frammenti di questo tourbillon musicale. Un album che deve essere compreso pian piano per poter rendersi conto che ha degli spunti qualitativi interessanti in grado di posizionare l’ascoltatore su linee di galleggiamento più accessibili. Come quando bisogna prima preparare lo stomaco e riempirlo nella giusta maniera prima di bere alcolici senza poi soffrire e cadere nel collasso, quest’album è allo stesso modo valutabile solo dopo aver fatto la giusta base di ascolti preliminari e propedeutici al giudizio, che può rivelarsi positivo o meno a seconda del grado di assimilazione di ciascuno. Ma possiamo dire, con la dovuta cognizione di causa, che se si rispetta un percorso d’ascolto ben definito e ben indirizzato, agevolato anche dalla durata limitata del lavoro che non arriva ai quaranta minuti, “OssO” si rivelerà senz’altro un lavoro interessante e degno di nota, dedicato soprattutto a persone che siano in grado di sgombrare la mente in maniera rapida, potendo quindi assimilare sonorità particolari che, però, possono avere l’effetto di una centrifuga di sensazioni e di suoni che, come una lavatrice, girovagano l’intera superficie della mente.

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