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PESTILENCE

Roma, 8 febbraio. A distanza di oltre 30 anni dall’incipit nella scena estrema, uno dei capisaldi del movimento death metal, i Pestilence, sono ancora in giro a deliziarci o meglio a torturarci con uno show speciale composto esclusivamente da estratti dai primi quattro dischi; riusciranno a farci rivivere le stesse sensazioni che abbiamo provato quando eravamo teenager e ascoltavamo proprio quei dischi? Di supporto i brasiliani Rebaelliun, tre minacciosi e loschi figuri che con pochi scrupoli ci hanno sfigurato con un set di old school death metal suonato alla velocità della luce e molto più vario che su disco, tanto per farci entrare già riscaldati in clima Pestilence. Chiediamo venia ai Sudden Death e Distillator se non abbiamo potuto presenziare al loro show. La Roma estrema stavolta non si è fatta pregare, l’occasione era troppo grande per farsela sfuggire ed il locale era abbastanza affollato come nelle grandi occasioni. La formazione olandese ha nel connazionale Patrick Mameli l’unico membro originale superstite, trovato in gran forma e sul quale il tempo ha lasciato poche tracce sia sul volto (molto giovanile con tanto di codino considerando che ha più di 50 anni), sia sul fisico. Premessa: i primi due album 'Malleus Malleficarum' e 'Consumming Impulse', usciti in epoca pre esplosione death metal, hanno i prodromi della commistione tra il vecchio thrash metal e l’ancor giovanile death; onestamente non hanno retto il confronto col tempo ("Parricide" e "Dehydrated") per il semplice motivo che quando eravamo teenager anche una scureggia distorta o un blastbeat  potevano galvanizzarci, ma i tumpa-tumpa a 300 km/h conditi da 4000 assoli fini a sè stessi lasciano il tempo che trovano e dimostrano essere puro esercizio giovanile. Oltre a ciò, se aggiungiamo un mixing al limite del caos nel quale si aveva difficoltà a distinguere gli strumenti, il gioco è fatto. Col progresso della tecnica i brani della prima parte del set risultano datati e non reggono il confronto col tempo; la voce di Patrick Mameli non si avvicina nemmeno lontanamente a quella di Martin Van Drunen (vocalist nei primi due lavori) facendo perdere l’effetto screaming da squartato vivo. L’opinabile scelta della scaletta ci ha privato di altri capisaldi quali "The Process Of Suffocation" e "Deify Thy Master", ma mai disperare o dare nulla per scontato. Come per magia da "Twisted Truth" (tratto da 'Testimony Of The Ancients') in poi il livello del set sale vertiginosamente; potenza, riff lenti e catacombali a là Obituary ci conquistano, tecnica e parti progressive eludono il solito 4/4 come in "Land Of Tears" che richiama i Death di 'Spiritual Healing'; la contagiosa "Presence Of The Dead" fa partire l’headbanging; "Prophetic Revelations" da il là all’attività di air guitar (si fa finta di suonare una chitarra) ed il sound viene perfezionato; magnifici anche gli altri estratti da quel disco e dal successivo 'Spheres' con i quali hanno portato a termine lo show riscattando la nostra giovanile voglia di farci trasportare ed emozionare, e facendoci dimenticare ciò che avevamo patito in precedenza. Show dai due volti diametralmente opposti.

Setlist:
Malleus Malleficarum
Parricide
Subordinate To The Nomination
Commandments
Dehydrated
Chronic Infection
Echoes Of Death
The Secrecies Of Horror
Twisted Truth
Land Of Tears
Prophetic Revelations
Presence Of The Dead
Mind Reflections
Encore:
Out Of The Body

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