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DAVID BOWIE: David Bowie Is

David bowie

Siamo a Bologna per un fine settimana all’insegna della musica fra amici; cogliamo così l’occasione di trascorrere una mezza giornata presso il Mambo, il museo di arte moderna. Qui fino al 13 novembre, ed unica tappa italiana, è allestita “David Bowie is”, l’esposizione dedicata alla carriera lunghissima e costellata di successi dell’eccentrico, eclettico ed amatissimo artista britannico di cui sono presenti oltre 300 pezzi fra abiti di scena, disegni, bozze, spartiti, dischi. La mostra, partita 3 anni fa da Londra, ha toccato città di tutto il mondo e approda in terra nostrana proprio pochi mesi dopo l’improvvisa scomparsa del Duca Bianco. Forse anche per questo troviamo una lunga fila di curiosi, oltre ai moltissimi fan in attesa. A volte, per chissà quali perversi meccanismi della mente (umana?) la morte crea interesse ed avvicina. Meglio tardi che mai comunque. All’ingresso ci viene consegnata un’audioguida interattiva che si attiva in automatico nei pressi dell’oggetto o dei monitor che stiamo osservando. Si ripercorre la vita umana ed artistica di Bowie dalle foto di lui neonato fino ai grandi successi, dalla parentesi berlinese alle esperienze cinematografiche, dal mimo al kabuki, nelle sue mille sfaccettature: David Jones, David Bowie, Ziggy Stardust, Aladdin Sane, Thin White Duke. Camminando fra le sale possiamo ammirare numerosi abiti di scena, fra i quali quelli di Kansai Yamamoto, osservare fotografie e disegni, ascoltare video, interviste, guardare spezzoni di film in cui ha recitato. Il tutto raccontato nell’audioguida o su pannelli esplicativi.

Fa una certa tenerezza avere davanti alcuni dei primi spartiti del David adolescente, ricchi di incertezze ed errori di scrittura; ma questo ci rende ancora più convinti che, sebbene siano rare, esistono quelle mosche bianche per cui la musica è un dono innato e naturale, che scorre nelle vene al posto del sangue e non importa la tecnica, non importa lo studio, non importa la forma, in queste persone la musica fluisce, da loro scaturisce. Interessante la spiegazione del programma utilizzato a supporto della creazione dei testi, in cui di sottofondo si ascolta “The Man Who Sold The World” e in ultimo sedersi per guardare ed ascoltare dei live. Al termine di questo percorso non saprei dire se il messaggio che ci è arrivato, se le emozioni che abbiamo provato, se quello che ci ha trasmesso questa mostra sia proprio quello che intendesse lui, se sia quello che realmente pensasse, ma in fondo siamo quasi certi che gli sarebbe andato bene lo stesso, visto che aveva la grande forza di affermare che “all art is unstable. Its meaning is not necessary that implied by the author. There is no authoritative voice. There are only multiple readings”. (L’arte è mutevole. Il suo significato non è necessariamente quello implicito dell’autore. Non c’è una voce autorevole. Ci sono solo interpretazioni multiple.)

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