ZAO: THE FEAR IS WHAT KEEPS US HERE
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30/06/2006Torna all’attacco una delle band underground più quotate nel sottobosco metalcore statunitense, Zao. Ben lontani dallo screamo core più accessibile il quartetto si è sempre distinto per un approccio ‘noise’, decisamente estremo al genere dove a sprazzi di ostica melodia si alternavano aggressioni postcore di estrazione malata. Con il precedente masterpiece “The Funeral Of God” gli Zao seppero rileggere alla grande la lezione impartita da gente tipo Neurosis e Today Is The Day affiancandole un approccio decisamente più metallico. Era davvero difficile se non impossibile raggiungere le vette del precedente album, e diciamo subito che “The Fear Is What Keeps Us Here” (prodotto da Steve Albini, mica l’ultimo coglione della piazza), come prevedibile non riesce ad avvicinarcisi. Ma piuttosto che andare alla deriva o alleggerire il peso dei brani, la band ha deciso di proseguire dritta per la sua strada. I pezzi di questa nuova fatica sono vagamente più accessibili, soprattutto per via del fatto che non devono reggere sulle loro spalle l’ingombrante peso di un concept mastodontico (alla cui parte ‘testuale’ doveva giocoforza corrispondere un’altrettanto valida sezione musicale). E’ proprio per questo che si assiste ad una polarizzazione degli elementi base della band; parti aggressive ancor più estremizzate e melodie più marcate del solito costruiscono su solide fondamenta i pezzi cardine di “The Fear Is What Keeps Us Here”: “Cancer Eater”, “Physician Heal Thyself”, “Kingdom Of Thieves”, “Killing Time ‘Til It’s Time Do Die” sono solo la punta dell’iceberg che gli Zao hanno saputo ricostruire da zero. Per questo meritano applausi e supporto; la spada di Damocle rappresentata da “The Funeral Of God” è caduta ben lontana dalle loro teste.
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