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WINTERDOME: WELTENDAMMERUNG

data

26/10/2006
70


Genere: Heavy/Goth/Folk
Etichetta: Massacre Records
Anno: 2006

Epic, Gothic, Folk, Progressive. Con annesse voci maschile pulita e growl e, guarda caso, vocals femminile nello stile solito. Operistico, dico. Un po' come l'impianto sonoro che sostiene questo "Weltendämmerung", concept album dall'afflato fantasy che ripercorre in chiave personale quanto già pubblicato da gente come Opeth, Paradise Lost, Haggard e band simili. Di personale c'è l'approccio teatrale enfatizzato all'ennesima potenza da una narrazione costante che attraversa l'intero disco. Si, perchè le 18 tracce sono divise equamente in nove brani, ed in altrettante narrazioni, e tutto rigorosamente in tedesco. Quest'ultimo vero punto dolente della proposta: se ci può stare il cantato, a cui siamo anche abituati, mi pare un azzardo quello di impostare un disco in questo modo e renderlo pienamente apprezzabile solo a chi il tedesco lo conosce abbastanza tanto da stare dietro anche al racconto. Scelta elitaria, per certi versi coraggiosa, ma poco intuitiva considerato che il lavoro è già di per sè pesante da digerire proprio per la sua struttura, poi limitarlo anche utilizzando una lingua non comune rappresenta una scelta davvero infelice. Tuttavia, il sestetto di Hannover, qui all'esordio, mostra una buona confidenza con un genere che negli ultimi anni ha trovato i suoi alfieri, ma che ancora, purtroppo o per fortuna, non riesce ancora ad affermarsi. Sul piano strettamente musicale, quindi, si può in tutta pace affermare che "Weltendämmerung" ha diverse cose da dire, anche se non le dice esprimendosi al meglio. Riesce a coinvolgere quando presenta la sua parte più malinconica e romantica, ricca di arrangiamenti e di strumenti come il violino che in più di una occasione riescono nel tentativo di dare forza evocativa ed emotiva a brani come la lunga e mistica "Flammentanz"(tanto per fare un esempio). Riesce nell'opposto, invece, quando ripercorre strade canoniche, quelle più heavy e "riffate" in cui affiora lo sprettro del già sentito, ed una certa dose di mestiere(anche se al primo disco, i nostri sono in giro dal 1997). Senza nulla togliere al gran lavoro svolto in fase di scrittura, sia in fatto di musica, sia in fatto di liriche, se mettiamo sul piatto anche la scelta della narrazione in tedesco cui scrivevo sopra, la bilancia non riesce a pendere da nessuna delle parti in virtù di un contenuto che ha attributi contrastanti che si annullano a vicenda. Classica band, insomma, che ha i mezzi per fare bene, ma che non riesce ad esprimersi pianamente. L'attenuante è rappresentata dal disco d'esordio. Dal prossimo in poi vedremo se la strada dei WinterDome sarà in discesa, o in salita. Nel mentre, li attende una lunga autostrada in pianura dove poter riflettere sul proprio futuro.

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