VOX DELITTO: Potlatch
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01/12/2015'Potlatch' è rimosso. È ricognizione per dispersione, ricomposizione per rovina, nella furia geoclastica ed "iconopoietica", nell’isterismo. Azione e reazione, onda d’urto e spinta contraria, arsi e tesi, ritmologia. Fino alla danza, al girotondo, all’invasamento. Fino all’"immortalità selvaggia". 'Potlatch' – Dischi Sotterranei – è un disco che raccoglie alcuni dei brani registrati dal gruppo Vox Delitto tra il 2014 e il 2015. È l’esito discontinuo e frammentario di un’opera concepita come continua e strutturata. Il tema della catastrofe e della resistenza del residuale – come segno, geroglifico – si svolge attraverso cinque brani che rappresentano altrettante resistenze. Rock nelle sue forme psichedeliche, stoner, punk, folk il genere attraversato. In 'Potlatch' le composizioni articolate e ordinate vengono disarticolate dai ritmi elementari e rituali. Esse sopravvivono come rovine tra le quali risuonano le cadenze del mondo dopo l’esplosione – di cui l’hibakusha, con la sua pelle mineralizzata, è allegoria. I generi stessi sono abitati come vestigia, come carene svuotate. Un’architettura progressiva preesistente è demolita dal gesto percuziente ostinato – rimosso infantile e tribale – dalle vampe stoner, dalla liquefazione psichedelica. E' frammento, particola e particella. È l’atomica che esplode e l’atomica che non esplode, lasciando l’umanità attonita in un pianeta che si riconosce pulviscolare. Potlatch è ustione, è l’hibakusha – allegorizzato e fulminato – è il guerriero dimenticato che galleggia a fior d’acqua.
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