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TODD LA TORRE: Rejoice In The Suffering

data

28/02/2021
80


Genere: Heavy Metal
Etichetta: Rat Pak Records
Distro:
Anno: 2021

Un atto d'amore verso il metal e verso i fan del metal. Questo rappresenta l'esordio solista del grande Todd La Torre, vocalist (ma non solo, nasce infatti musicalmente come batterista) noto a livello internazionale per aver "sostituito gli insostituibili" (ha fatto parte dei Crimson Glory ed è attualmente in forza ai Queensryche), facendo in entrambi i casi un ottimo lavoro. La pausa "forzata" causata dalla pandemia globale, che ha concesso a molti musicisti parecchio tempo libero, ha dato spunto al cantante per richiamare il vecchio amico chitarrista Craig Blackwell e sfornare un primo disco solista, un omaggio alle sue influenze ma anche e soprattutto un modo per svelare al mondo sfumature della sua voce rimaste parzialmente "nascoste" nei suoi principali progetti. Ed effettivamente chi si aspettava una sprangata in faccia come "Dogmata" in apertura di tracklist? Come se Halford cantasse su un pezzo dei Metal Church! Wow! I suoni però sono assolutamente aggiornati al 2021 (Zeuss in consolle docet!), e anche nelle tracce successive si sente bene quanto il nostro Todd omaggi il mitico Metal God (in "Pretenders", con un pezzo, come succederà in altri momenti del disco, che ricorda maggiormente il songwriting targato Fight più che quello targato Priest) e l'imprendibile Midnight nel bellissimo refrain di "Darkened Majesty". Il disco continua, e dopo una parte iniziale all'insegna di groove e deflagrante potenza, La Torre ci fa vedere che anche quando non mostra i muscoli a tutti i costi risulta estremamente (se non maggiormente) efficace, come evidenziato dall'ottima "Crossroads To Insanity" (questa volta è la vocalità del grande Dickinson solista la musa ispiratrice), e dalle aperture melodiche di "Vexed" (Crimson Glory sound!) ed "Apology" (dove si torna nel territorio dei "suoi" Queensryche). Tutte le canzoni risultano sapientemente scritte (voglio citare anche l'ottima e debordante title track, con un La Torre in "Tate version") ed arrangiate in modo non eccessivamente elaborato, e appare evidente come il cantante americano tragga ispirazione dai grandi vocalist della scena metal mondiale in modo genuino, mostrando tutta la sua gamma vocale e senza risultare la copia carbone di nessuno di essi. Servirà qualche ascolto per entrare in sintonia totale con il disco, che presenta 13 tracce per un'ora di musica, ma quando lo avrete assimilato scoprirete un piccolo, inaspettato gioiellino. Uno dei dischi metal del 2021? Poco ma sicuro.

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