TITANIC: FULL STEAM AHEAD
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14/03/2008Al terzo full lenght in undici anni di attività, i Titanic hanno ottenuto critiche tendenzialmente dal positivo all'entusiastico un po' ovunque. Portando avanti la bandiera di un Heavy quadrato e solido vagamente "thrashettoso", sfornano un disco che, al primo impatto, non si può definire altro che pesante. In ogni senso: sia come struttura del sound, sia come struttura dei pezzi, sia come digeribilità. Le carte in mano alla band sono buone, ma a mio parere giocate un po' male: si ravvisano qua e là le ispirazioni sbandierate, dai Judas Priest ad Ozzy Osbourne, che male non fanno mai, ma spuntano a tratti anche passaggi più propriamente Metallica, soprattutto da parte del vocalist Tyler. Nulla di negativo, intendiamoci, ma il risultato finale mi pare un po' troppo vagheggiante, a volte prolisso (nonostante la durata contenuta dei pezzi, il più lungo dei quali segna un bel 4:28). Forse quello che non è stato sufficientemente approfondito è il livello emozionale dei brani ('Upon The Cross' mi ricorda i livelli più "da compito a casa" toccati dai Running Wild), per cui abbiamo linee melodiche orecchiabili ma poco più, senza la necessaria capacità di emozionare e di rimanere in mente: sembra infatti che il disco "scivoli via", senza lasciare granchè ad ascolto terminato. Resta l'impressione di aver sentito un prodotto valido, ma manca l'automatismo nel memorizzarlo. Certo, 'The Wind' è un signor pezzo, che con i seguenti 'Wisdom' e 'The Sea' forma un terzetto d'assalto molto valido (pur se un po' in bilico tra ispirazioni molto distanti tra loro); ciononostante, permane l'impressione che si potesse "fare di più". A fine ascolto resta un po' l'amaro in bocca: con queste carte, davvero non si poteva giocare una mano migliore?
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