THE STREET: THE DIVINE DEBAUCHERY
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14/01/2008Nonostante una notorietà tutt'altro che elevata nel nostro paese, i The Street non possono certamente essere annoverati in alcun modo nella schiera dei gruppi emergenti della scena hard-rock, e questo per una serie di differenti fattori che non tarderò ad elencare. Provenienti dalle lande americane (e più precisamente dallo Utah), i rockers ivi discussi vantano una discografia arrivata con il qui presente 'The Divine Debauchery' a raggiungere il sesto album in studio, il tutto in una storia discografica iniziata nel 1997 grazie al debut 'The Miracle Trend' (allora rilasciato sotto Perris Records). Ma nel frattempo il quintetto d'oltreoceano non è rimasto di certo con le mani in mano, girando in lungo e in largo per tutti gli USA a supporto di una folta schiera di imprescindibili big delle sonorità dure per eccellenza, tra i quali mi sento di citare i vari Alice Cooper, Dokken, Firehouse, Skid Row, L.A. Guns, Warrant, Great White, Lillian Axe e molti altri. A fronte di quanto sin qui detto è semplice comprendere di avere a che fare con un quintetto esperto e dal rodato bagaglio esecutivo, il quale getta nel proprio songwriting influenze che vanno dallo sleaze/street americano ad elementi invece maggiormente vicini al rock classico europeo, una mistura forse spiazzante ad un primo ascolto ma, invece, piuttosto consistente se ascoltata con il giusto piglio critico. Nella proposta dei The Street, infatti, oltre ai brani maggiormente guidati dal classico piglio esplorativo tipico degli artisti che si possano definire tali (songs tutt'altro che semplici da assaporare ad un primo e disinteressato ascolto), sono presenti diverse composizioni il cui riuscito tiro melodico viene ben messo in risalto all'interno di un tessuto strumentale in grado di adattarsi ai dettami musicali dei nostri giorni, restituendo un mix in cui echi sonori attuali si fondono alle caratteristiche di acts quali Lillian Axe, Pink Cream 69, Led Zeppelin e Skid Row. A fronte di quanto sin qui affermato non posso comunque esimermi dal far notare la mia perplessita di fronte agli episodi eccessivamente ricercati all'interno di questo 'The Divine Debauchery', e questo anche per quanto concerne un'attitudine non sempre chiara nella musica dei The Street, caratteristica indubbiamente messa in risalto da un lavoro di produzione che, nella sua esagerata varietà, rischia di restituire un lavoro quasi "slegato" se osservato nella sua totalità. Interessante insomma, ma non propriamente per tutti.
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