THE DOOMSDAY KINGDOM: The Doomsday Kingdom
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27/04/2017No, non si può rimanere indifferenti di fronte allo spessore artistico di un musicista come Leif Edling, da trent’anni continuamente sulla cresta dell’onda infuocata del doom metal internazionale. E… no, non si può rimanere indifferenti di fronte alla sua nuova creatura che ha tutte le intenzioni per essere tra i nuovi capisaldi di questo intensissimo sottogenere. The Doomsday Kingdom: per dimostrare ancora una volta (qualora ce ne fosse bisogno) che sul trono del doom metal Leif Edling può continuare a starci benissimo, ed a ricevere tutte le più necessarie e sentite riverenze da parte dei fans e degli addetti ai lavori. Già dai primi ascolti si sente che questo debutto eponimo, non a caso etichettato Nuclear Blast, non voglia scherzare affatto, e che voglia prendersi la scena da subito. Si nota non poco come la principale creatura di Edling, vale a dire i Candlemass, soprattutto quelli con Lowe prima e Leven poi alla voce sia un’influenza importante nella costruzione del sound e delle melodie dei Doomsday Kingdom; questo lo si nota nel trittico iniziale, heavy, epico e dirompente nelle stesse quantità. Grande merito, oltre alle linee musicali scritte da Edling, va anche all’ottimo contributo alla chitarra di Markus Jidell (già in Avatarium e Soen), che disegna scenari di invidiabile e meravigliosa fattura, soprattutto in “A Spoonful Of Darkness”, dove mette in mostra tutte le sue eccellenti doti. Per non parlare poi di un altro grande protagonista dell’album, vale a dire la presenza sulfurea, acidissima ed ispida della voce di Niklas Stalvind, capace di catturare immediatamente le antenne dell’ascoltatore, a partire dall’iniziale “Silent Kingdom” che raggiunge l’obiettivo di spazzare via chiunque voglia ostacolarlo. Per dimostrare che la band è formata da ottimi musicisti, basta sentire “See You Tomorrow” per accertarsi che qua non si parla solo di doom fatto con i fiocchi, rivelandosi un ottimo intermezzo strumentale che serve a far riposare la mente dell’ascoltatore in attesa delle prossime bordate. Ed infatti, per non voler essere smentiti, “The Sceptre” è trascinante nel suo incedere tumultuoso, con ritmiche di chitarra che sono un autentico trasporto, e quando sembra che il brano cali gradualmente verso la conclusione, ecco che riemerge come una fulgida e radiosa araba fenice con incendiarie cavalcate guidate dalla sinistrosità della voce di Niklas Stalvind. Con “Hand Of Hell” ci si avvicina ad un heavy metal più classico, in stile british, anche se le cavalcate ritmate chitarristiche ricordano con una certa facilità l’attacco del ritornello di “At The Gallows End” dei Candlemass, e che va di pari passo per impatto profuso. “The Silence” sa essere sia avvincente nelle parti più metal, quanto anche molto melliflua nelle parti in cui le chitarre si fanno più cadenzate e la voce di Stalvind si ricopre di quell’incenso inebriante e che crea forte dipendenza. E questo andamento sinuoso e psichedelico continua con la conclusiva “The God Particle”, dove si nota tutta la profondità e l’interpretazione di Stalvind, e che si lascia trasportare durante le ritmiche ossessive quanto basta per rendere davvero tenebroso questo brano. C’è poco da fare e da sindacare: quando si parla di Leif Edling, bisogna usare come sinonimo “garanzia di qualità”; e quando si circonda di musicisti di tale consistenza, non bisogna fare troppi giri di parole, ammettendo semplicemente che ‘The Doomsday Kingdom’ è un’autentica perla del metal.
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