THE 69 EYES: BLESSED BE
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02/09/2003Beh, che dire di quest'altra band finlandese dalle tinte scure...? Di sicuro potrei premettere che fin dal loro passaggio a sonorità più gotiche rispetto alle prime (prettamente Rock'n roll) questi ragazzi hanno conosciuto la collaborazione di un personaggio del calibro di Ville Valo (Leader degli Him) ma questo vorrebbe dire sminuire già da qui (pensando magari che non sia tutta farina del loro sacco) il lavoro che sto per andare ad analizzare quindi fate finta che non ve l'abbia detto... Eh...già...perchè i 69 Eyes non sono l'ennesima brutta copia degli Heartagram finlandesi ma, pur essendone positivamente influenzati, hanno dalla loro caratteristiche proprie che li distinguono dalla massa della scena gothic. La prima: Jyrki, il singer. Carismatico e professionalmente molto valido. Garantisce sulle note più basse una straordinaria padronanza della voce. Graffiante quanto basta senza aver bisogno di strillare. La seconda è invece riconducibile al suono meno heavy delle chitarre rispetto ai vari colleghi. Dunque atmosfera decadente e malinconica grazie a distorsioni più vicine alle scene Hard-Rock rispetto a quelle Metal che vanno molto più di moda in questo periodo. Tra l'altro si riscontra meno cura alle ritmiche e agli accompagnamenti, che hanno un forte ausilio della tastiera, per lasciare più spazio a riff che incessantemente ritornano nei chorus dopo l'intro di quasi tutte le tracce. Un'ottimo album che contiene pezzi di grande caratura come il primo singolo (diventato ormai la loro canzone più rappresentativa) "Brandon Lee" che alterna una strofa molto cadenzata ad un ritornello esplosivo che si apre ad un coro che perfettamente si incolla alla melodia impostata alla perfezione dalla voce. Azzeccata l'introduzione con "Framed in blood" che a differenza della maggior parte delle altre canzoni vede le chitarre esibirsi in una graffiante ritmica in apertura e sulla strofa. Oltre alla spensierata "Gothic girl" e alle più riflessive "Velvet Touch" e "Stolen Season" altre canzoni che meritano una citazione particolare sono sicuramente "The Chair" e "Sleeping with lions" impostate per quanto riguarda la strofa dal basso, con gli altri strumenti impegnati nella creazione dell'ambiente ideale per il ritornello che in entrambe tende ad essere ricordato facilmente. Peccato che verso la fine del cd le canzoni non mantengano lo stesso livello delle prime ma vi garantisco che tutto sommato questo "Blessed Be" vi rimarrà piacevolmete stampato in testa.
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