TESTAMENT: SOULS OF BLACK
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18/02/2006Quarta fatica in studio per i Testament, che con “Souls Of Black” continuano quanto lasciato in sospeso col precedente “Practice What You Preach”: alla base di tutto c’è sempre il solito vigoroso thrash metal dettato dai riff di Peterson, ma rispetto al passato notiamo come il tutto si sviluppi in modo più articolato lasciando molto più spazio alla melodia e risultando in definitiva meno aggressivo. Anche il cantato del frontman pellerossa sembra seguire questa direzione, come testimoniato dai toni più morbidi utilizzati in certi passaggi. Lontano dunque dai fasti di qualche anno prima, il presente lavoro, pur assestandosi su una piena sufficienza, non convince fino in fondo, poiché probabilmente troppo dispersivo e incapace di affondare il colpo in modo diretto. A tratti è ancora un thrash bello tosto quello dei Testament, sia chiaro, ma non certo incisivo come quello proposto in precedenza con “The Legacy” e “The New Order”: il tutto sembra più che altro una mera riproposizione della formula vincente di qualche anno prima, che però ha perso però per strada l’ingrediente principale: quell’immediatezza, quel feeling travolgente che ha consegnato alla storia del metal pezzi come “Over The Wall” o “Into The Pit”. Bene “Love To Hate” e “Face In The Sky”, male la title track e la malriuscita ballad “The Legacy”, che di buono mostra solamente la solita purezza stilistica di uno Skolnick sempre all’altezza. L’idea che “Souls Of Black” mi ha sempre dato è quella di una band che ai tempi aveva bisogno di prendersi un attimo di pausa per recuperare fiato e idee: invece poco dopo uscì lo scialbo “The Ritual” a segnare il punto più basso della carriera della formazione californiana.
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