STEREOFLUX: STEREOFLUX
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30/04/2009Recensire il disco di debutto dei californiani Stereoflux non è semplicissimo, per tutta una serie di motivi. In primis, il combo statunitense propone un temibile alternative rock, temibile nel senso che ormai all’intero di questo genere non solo è difficile dire qualcosa di nuovo, ma è anche più arduo dire qualcosa che sia sensato e che non ti lasci sulla faccia una smorfia di disgusto. Però ascoltando il platter ci si rende conto che la band tutto sommato ci sa fare, e che a volte (purtroppo solo a volte) sa andare oltre il solito schemino inventato (si fa per dire) dai Nickelback dieci anni fa, soprattutto nei primi pezzi del disco, che sono i più freschi e godibili. Dopo le prime tre o quattro canzoni il disco si fiacca un po’, e lo risollevano solo in parte le rendition acustiche poste in chiusura. Insomma, recensire un disco così è difficile perché ci si può solo ed esclusivamente affidare ai propri gusti. Si sappia che Stereoflux non aggiunge nulla di nulla al panorama discografico rock, ma al tempo stesso è un prodotto di qualità, talvolta piacevole, talvolta no.
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