SPOCK'S BEARD: FEEL EUPHORIA
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29/07/2003Il nuovo degli Spock’s andrebbe visto sotto una doppia luce: come il primo disco senza Neil Morse, e come il primo disco dopo Neil Morse. Labile, credo, ma importante differenza. Non aspettatevi un altro “Snow”, insomma, o almeno il suo naturale successore(manca un ingrediente fondamentale), ma guardate alla band come un nuova da poco formatasi. Il primo faro negli occhi, quello senza Morse, mostra un materiale meno diretto e lineare, più ricercato e sostanzialmente più influenzato dal rock anni ’70, a volte sperimentale - Okumoto ora sembra avere carta bianca, e sceglie la strada più vicina all’elettronica piuttosto che quella classica - e costruito su linee vocali ariose e melodie più soft, leggere tanto da girarti a lungo intorno prima di entrarti in testa. Per lunghi tratti un disco rarefatto, sbiadito, che alterna sprazzi di energia ad occasioni strumentali articolate eseguite senza mai strafare. Gli arrangiamenti meritano una menzione particolare, nessuna nota è suonata per caso, mai una sbavatura oppure un eccesso, ed in un certo senso questo potrebbe essere l’unico punto in comune con l’era Morse, cioè il magnifico equilibrio strutturale che legava le precedenti opere.
Secondo faro negli occhi, quello del dopo Morse. Onestamente la sua assenza si fa sentire. Seppur non privo di emozioni - “Ghosts Of Autumn” metterebbe a soqquadro anche la tranquillità interiore di un bonzo - quello che essenzialmente manca a “Feel Euphoria” è proprio la classe emotiva di Neil, la sua profondità nell’affrontare temi lirici importanti ed il suo modo di musicarli, cosi prossimo alla perfezione armonica. In fin dei conti non ci si poteva aspettare di più, oltre alla bravura esecutiva e ad una certa capacità evocativa ereditata dai trascorsi illustri. Infatti, il plauso é generale, in primis ad un sorprendente D’Virgilio alla voce, ma mancano i particolari, quelli che contraddistinguono i grandi dischi dai lavori nella media o poco sopra.
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