SONIC SYNDICATE: WE RULE THE NIGHT
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01/09/2010Non ci hanno messo molto i ragazzi svedesi a tornare sulle scene dopo l’abbandono del singer Roland, a conti fatti forse l’elemento più distintivo nel sound della band, altrimenti poco ispirato o comunque poco originale. Il sostituto, l’inglese Nathan Biggs, si era dimostrato più che all’altezza del compito già sul singolo Burn This City. Le aspettative per We Rule The Night erano dunque notevoli; quello che forse non ci si aspettava era però un disco abbastanza lontano dai canoni a cui la band ci aveva abituato in precedenza. Il death melodico (iper melodico…) si è trasformato in un modern metal orientato moltissimo sul nu metal più patinato (non che sia un male), e We Rule The Night è un disco palesemente tagliato per essere commerciabile. Tutto il platter infatti si basa su un pugno di canzoni costruiti su riff basilari, con le melodie vocali in primissimo piano. C’è da dire che alcuni di questi pezzi sono irresistibili (Revolution, Baby, la stessa Burn This City, la tamarrissima Turn It Up o la ballad My Own Life, che non sfigurerebbe in un disco dei Backstreet Boys o dei Take That), altri un po’ meno, e ho paura che il disco soffrirà di quel difetto comune alle produzioni pop, ovvero il rischio di essere dimenticato dopo breve tempo. C’è ancora qualche eco di svedesidità (Plans Are For People, vicinissima a certe cose degli ultimi In Flames), ma chi amava i vecchi Sonic Syndicate forse storgerà il naso. D’altro canto, We Rule The Night è un disco quasi perfetto, a cui non si può dire proprio nulla, senza scendere nel campo del ‘sono diversi’. Poi io parlo tanto, ma lo ascolto tutti i giorni, e dovrei non premiarlo?
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