RISING: To Solemn Ash
data
13/04/2012Sporco, rognoso, appiccicoso, incazzato, incalzante, come quello che puoi ascoltare nei peggiori club della Louisiana; sludge o doomcore assimilabile ad un incrocio tra il doom settantiano (per le ritmiche), il postcore dei Neurosis (per il sound delle chitarre) ed il metal dei Mastodon. La copertina (il cd viene commercializzato in gatefold richiudibile molto curato) lascia presagire immediatamente quanto anzidetto per l'imponenza che il tempio raffigurato lascia trasparire, infatti l'avanzare delle tracce chiarisce sempre meglio il concetto. Utilizzano cori di matrice baritonale a spalleggiare le chitarre metal; l'apice (il resto dei brani non è da meno) il disco lo raggiunge con "Seven Riders", foriera di nefasti presagi con dei riffoni grattuggia nella parte centrale, "Hunter's Crown" dal mood rock and roll, e "Cohort's Rise" per la forza trascinante dei riff mammut, mentre la voce è rochissima e rozza che ne aumenta la forza trascinante. Il discorso intrapreso dai danesi è molto interessante grazie al loro miscelare diverse influenze, avvicinandolo ad una sorta di Doomdogs (con più idee e più varianti rispetto alla proposta seventies degli svedesi) e le band citate all'inizio. In definitiva una gran bel lavoro per questi scandinavi alla prova d'esordio sulla lunga distanza, che con una produzione scarna sfornano un lavoro rabbioso e incalzante per chi vuole del metal senza troppi fronzoli.
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