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RAM: Svbversvm

data

13/11/2015
72


Genere: Heavy Metal
Etichetta: Metal Blade Records
Distro: Sony BMG Music Entertainment
Anno: 2015

Formatisi nel 1999, gli svedesi RAM sono sempre stati dediti a concepire linee musicali fedeli a quel metal classico che negli anni ’80-‘90 ha fatto la fortuna di molte band di spessore internazionale. Ed anche con questo nuovo ‘Svbversvm’, quarto album per la heavy metal band svedese di Gothenburg, prodotto per Metal Blade Records, non hanno voluto mollare la presa, ed anzi consolidano il loro status intriso di vero metallo, quello potente e vigoroso, quello trascinante e capace di scuotere le menti e i corpi di chi è cresciuto a pane e Iron Maiden, Judas Priest, Dio, Accept e chi più ne ha più ne metta, in grado di far alzare le braccia al cielo rigorosamente e ritmicamente a tempo, in segno di perenne gratitudine al Dio Metallo. Si ha l’impressione che la band voglia a tutti i costi creare un contatto molto diretto con l’ascoltatore e con chi ha di fronte, non esitando volentieri a sbattergli in faccia colate metalliche di indubbia qualità­. Oltretutto è questa la filosofia che una metal band di qualsivoglia livello deve rispettare: cercare di non guardare in faccia a nessuno, di non voltarsi indietro e di spingere sempre avanti con forza, cercando con la musica e con le parole di mietere più vittime possibili. E con ‘Svbversvm’ i RAM sembrano riuscirci in buona sostanza. La copertina molto lugubre lascerebbe intendere all’apparenza che le coordinate prese si indirizzino in atmosfere e territori vicini al doom, o comunque in qualche forma di estremismo. È appunto solo un’apparenza, perché in quest’album viene creato un suono che ricorda molto i Judas Priest, soprattutto da ‘Painkiller’ in avanti, con l’ugola di Oscar Carlquist che ben si presta a vocalizzi degni delle migliori prestazioni di Tim “Ripper” Owens. Vengono toccati anche territori cari alla dimensione NWOBHM, in particolare attingendo a ciò che in epoche passate hanno fatto gli Angel Witch. A queste sezioni musicali si aggiungono un songwriting tendente all’aggressività e delle liriche che trasudano belligeranza a fiumi, degni dei migliori Accept e scomodando anche in parte quella branca dell’heavy metal tendente al thrash che in Germania ha dato i natali a gentaglia come Kreator e Sodom. Il lavoro complessivo si presenta rilevante, grazie all’ottimo uso delle chitarre da parte di Harry Granroth e di Martin Jonsson, che disegnano strutture gradevoli all’orecchio e allo stesso tempo propositive e ficcanti come una freccia che centra il bersaglio. La sezione ritmica guidata dalla batteria di Morgan Pettersson consolida l’intera struttura, e fa in modo che la voce di Carlquist sia sostenuta e valorizzata appieno. Tra i dieci brani del lotto, se ne segnalano un paio di assoluto valore e che si possono elevare al rango di migliori brani dell’album: “The Usurper” con il suo incedere battagliero e con la voce di Carlquist assolutamente evocativa e possente, e “Forbidden Zone”, pezzo invece dalle molteplici sfaccettature, unite dalla qualità delle linee musicali. Nella penisola scandinava, attualmente i norvegesi Magister Templi propongono un suono che come possanza si avvicina a quello dei RAM. E come i Magister Templi, anche i RAM, nonostante l’ottima qualità musicale, sembrano rimanere ancora relegati nel sottobosco dell’heavy metal internazionale, nonostante la collaborazione con un’etichetta di rilievo come la Metal Blade. Si spera che, all’ora del quarto album, qualcuno in più dei fans più vicini alla band prenda in considerazione la consapevolezza che i RAM sono una solida realtà nell’heavy metal internazionale.

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