RAGNAROK: Psychopathology
data
07/04/2016Superati i venti anni di carriera, i true norvegian black master Ragnarok giungono all'ottavo studio album con alcune novità rilevanti. Non tanto sotto l'aspetto stilistico, quanto per ciò che riguarda importanti cambi di line up. Al momento siamo di fronte ad un trio, con Bolverk confermato alla chitarra, mentre Jontho, membro fondatore del gruppo, abbandona lo sgabello dietro il drum kit per concentrarsi alla voce. Al suo posto, la giovane età del nuovo drummer Malignant si fa sentire in termini di velocità e potenza per tutti i quasi cinquanta minuti del disco. L'iconografica blasfemia dell'artwork, ad opera dell'artista Marcelo Vasco (Slayer, Machine Head, Dimmu Borgir) e la presenza di Devo, bassista dei Marduk alla console degli Endarker Studios, sono le rifiniture per quello che Jontho definisce senza mezze misure come il miglior lavoro della sua creatura dal 1994 ad oggi. In effetti, 'Psychopathology' non mostra cedimenti, grazie all'energica prova di Malignant e al notevole guitar work. Realisticamente parlando, i Ragnarok dei primi lavori, quelli del periodo 'Head Not Found', erano abbastanza diversi rispetto agli attuali; erano gli anni in cui il black norvegese mostrava la sua maligna natura puntando su chitarre grezze, produzioni ai limiti dell'accettabile e melodie oscure, capaci di portarci sui picchi delle montagne dove finivano le foreste e si vedevano i fiordi. Se preferivate produzioni pulite e sfuriate black ai limiti del death, è in Svezia che dovevate rivolgervi. Fatta questa divisione storica, non c'è dubbio che questo sia il miglior album dei Ragnarok da 'In Nomine Satanas' ad oggi, perfettamente incastonato tra le due attuali scene estreme scandinave. Mettere Devo dietro la consolle ha dato i suoi frutti. Brani come “I Hate”, la titletrack e “The Eight Of The Seven Plagues” hanno l'irruenza e la compattezza dei migliori act svedesi, pur mantenendo un sotterraneo senso melodico che, come per i Gorgoroth, li rende ancora riconducibile alla proprie origini. Pur non avendo mai marchiato a fuoco la storia del black metal, questo full-length conferma il rispetto che si deve a questa storica band. Che la battaglia tra luce e tenebra, ordine e caos continuino allora.
Commenti