PANDAEMONIUM: RETURN TO REALITY
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14/11/2005Era il 1999, e nei negozi di dischi facevano la loro comparsa i nostrani Pandaemonium con "...And The Runes Begin To Pray". Passati sei anni, ecco il loro secondo disco, pronto in realtà già da un paio d'anni ma incorso nei classici problemi di pubblicazione di chi non abbia alle spalle un colosso di label. Cos'è cambiato da allora? Non molto, nel bene e nel male. Partiamo dal bene. Il gruppo è certamente a livelli tecnici discretamente elevati, soprattutto spicca alle chitarre un Volta degno di menzione speciale, ma anche gli altri sono ottimi musicisti. La produzione è più che accettabile, un buon mixaggio e suoni ben puliti fanno bella mostra di sè tra le note del disco. I pezzi sono orecchiabili. Veniamo ora alle dolenti note. Fondamentalmente il problema del Power Symphonic è la ripetitività, ed i Pandaemonium purtroppo non piccano per originalità. Nulla di drammatico, con questo non si vuol dire che siano da buttare, ma certo manca quel qualcosa in più che possa renderli memorabili. A questo si aggiunge la pecca principale del primo album, anche se qui è mitigata: Daniel Reda. Il vocalist dispone di un buono "strumento", ma ne sembra poco pratico. Se sul primo album tendeva addirittura ad abusarne, tentando soluzioni decisamente esagerate, questa volta mostra sì una migliore padronanza della sua ugola, ma ancora problemi di interpretazione si fanno sentire, e pesantemente. Troppe volte usa note alte, che messe in sequenza come fa danno un effetto "a singhiozzo"; a questo si aggiunge un'interpretazione che pare essere troppo appassionata, e come sempre il troppo stroppia: il risultato è che invece di creare il pathos nei brani, li indebolisce, stancando in fretta l'ascoltatore. Vedendo il tutto nell'insieme, ne esce un prodotto troppo altalenante, un album che ancora non ha la forza e la brillantezza per innalzare la band ad un livello superiore.
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