MORITZ: Undivided
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16/10/2010Nell'88 riempivano il Marquee di Londra, spopolavano in tutto il Regno Unito, tutti attendevano l'esordio che invece non ci fu mai ad eccezione di due singoli. Ai tempi offrivano un tipico AOR british con un marcata strizzata d'occhio ai Journey che in quel periodo non esistevano più. Un paio d'anni fa era uscita una sorta di compilation tratta dai loro demo e dell'incompiuto esordio. Oggi il sestetto si riunisce e riesce a pubblicare con ventidue anni di ritardo questo tardivo quanto autobiografico 'Undivided'. Il qui presente contenuto è semplicemente il frutto di quello che fu (con l'aggiunta di alcune produzioni composte per l'occasione). In tutta onestà non è facile comprendere il perchè non siano arrivati ad un contratto perchè il disco è veramente bello. Se pensiamo al livello delle canzoni in rapporto con l'epoca la cosa diventa inconcepibile. Più si prosegue nell'ascolto, più ci si distacca dall'AOR inglese e si giunge piano piano oltre oceano. Lo spirito dei Journey è il comune denominatore per tutta la lunghezza dell'opera, per fortuna che il cantante Pete Scallan non tenta di emulare Steve Perry, ma riesce a mantenere la sua identità. Brillanti momenti si scorgono in "Should Have Been Gone", si toccano confini west coast in “Who Do You Run To“, hard rock in “Same But Different“. Insomma, c'è un po' di tutto per gli amanti del genere, gran varietà e gran qualità. Unico appunto è per la produzione perchè, se la band era grande nell'88, non per forza bisogna fare un disco con i suoni di quell'anno con tanto di batteria impastata quasi semi-elettronica, basso e tastiere quasi fusi insieme! Rimane un gran bel lavoro per gli amanti degli FM, Shy o Virginia Wolf, con un sterzata verso l'arena rock americano.
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