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METALLICA: MASTER OF PUPPPETS

data

29/03/2004
100


Genere: Thrash Metal
Etichetta: Elektra
Anno: 1986

Le band che hanno fatto buoni album sono infinite, quelle che ne hanno fatti di ottimi sono comunque molto numerose. Pochi però sono i gruppi che con un disco sono riusciti ad imprimere il loro nome nella storia della nostra amata musica: i Metallica ci sono riusciti con “Master Of Puppets”, uno tra i capolavori assoluti in ambito thrash. Il terzo studio album dei quattro di San Francisco vede la luce nel 1986 contribuendo a rendere questa data fondamentale, anche grazie alle contemporanee eccezionali release di Slayer, Anthrax e Megadeth, altri capisaldi che hanno fatto la storia del thrash metal made in USA. “Battery” è il primo fendente che i Metallica mettono a segno: oltre cinque minuti tirati all’ennesima potenza in cui la sezione ritmica fa davvero sfracelli sostenendo energicamente il cantato di Mr. Hetfield, le cui capacità vocali sono ormai lontane da quelle adolescenziali degli esordi, mostrando una raggiunta maturità artistica. La title track affronta un tema molto caro a Hetfield: la guerra (e non è forse la guerra il filo conduttore di tutto l’album, a partire dalla copertina?), la quale aveva già ispirato le lyrics di “For Whom The Bell Tolls” e che ritornerà nella monumentale “One”. “Master Of Puppets” è un brano abbastanza lungo, come altri di questo album, ricco di momenti interessanti, che vanno dal tagliente attacco iniziale all’avvincente break melodico il cui assolo non smetterà mai di emozionare. Splendida “Welcome Home (Sanitarium)” che con le note riesce davvero bene a dipingere lo scenario immaginato: siamo noi rinchiusi nella cella per malati di mente, siamo noi che attraverso le sbarre alla finestra riusciamo a scorgere la luna piena, siamo noi i pazzi, e a nulla servono le urla, quando queste provengono dalla nostra testa… In “Disposable Heroes”, ancora una volta è la guerra che diventa protagonista, con la sua scia rossa di morte e rabbia che si lascia alle spalle: e non importa se a morire è un ventunenne, magari figlio unico, l’importante è che il suo sacrificio serva a coloro che di guerra vivono, a coloro che tirano i fili, muovono le marionette, plagiano menti e mai si curano della sofferenza che ne deriva. Questo è il Metallica pensiero a tal proposito, impresso a fuoco in un tessuto ritmico martellante e distorto, sconvolto dall’orrore e dalla devastazione. Anche in questo terzo album i Metallica inseriscono una traccia strumentale: dopo “Pulling Teeth” e “The Call Of Ktulu”, è la volta di “Orion”, splendida cavalcata in cui si nota soprattutto il drammatico lavoro al basso di Cliff Burton (la cui prematura e tragica scomparsa getterà nello sconforto tutto il mondo metal). Ultimo atto di “Master Of Puppets” è la terremotate “Damage, Inc”, che si gioca con “Whiplash” il titolo di canzone più furiosa di sempre della band (Altro che “St. Anger”!!!).

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