MAMMOTH MAMMOTH: Mount The Mountain
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20/05/2017Alla domanda posta a Cuz, chitarrista dei Mammoth Mammoth, su come potesse descriversi al meglio il sound della band, questi citò una definizione data da un loro fan: "Immagina i Motorhead e gli AC/DC che si fanno di funghi in compagnia dei Butthole Surfers ad un concerto dei Black Sabbath". Proprio da questa definizione sapientemente condensata vogliamo partire per illustrare questo 'Mount The Mountain', quarto full-lenght per la band australiana edito dalla Napalm Records. I quattro di Melbourne procedono lungo il solco tracciato con i precedenti lavori, puntando sulla semplicità dei riff dal buon groove, su accattivanti refrain melodici e su un mix di stoner e rock ruvido e sfacciato che strizza l'occhio al glam degli anni 70 e a band come i New York Dolls e The Stooges. I pezzi che compongono quest'ultima fatica dei nostri sono caratterizzati da una certa eterogeneità che ne favorisce l'apprezzamento e l'ascolto senza che vi siano momenti di noia o di calo qualitativo; "Spellbound" è un brano dalle sfumature calde e desertiche che risente delle influenze di gruppi come i Kyuss e nel quale emerge il lato più stoner del gruppo, mentre "Hole in The Head" è il perfetto esempio di pezzo anthemico strutturato su un riff semplice ma allo stesso tempo melodico e di impatto. E' proprio il groove e la forte attitudine casinista dei nostri ad emergere in maniera prepotente in alcune tracce come "Procrastination", adatta ai bagordi del venerdì sera o "Sleep Walker" che si avvicina a quelle sonorità "biker-rock" più sporche e ruvide a cavallo tra Motorhead e Chrome Division. Ed è proprio questa attitudine di cui si parla ad essere celebrata mediante evidenti rimandi al filone punk che costituisce per il gruppo in questione una fonte di ispirazione dal peso notevole; è evidente infatti come alcune tracce di questo platter siano orientate in tal senso. Parliamo di un punk rielaborato e "melodicizzato", vicino a quelle sonorità dei primi Hardcore Superstar, che conserva la sua vena più pura come in "Hard Way Down", brano che sintetizza al meglio questo concetto o "Epitome", più selvaggio e crudo ma dal chorus aperto e melodico. Ma è l'ultima traccia del disco a dimostrarci il vero spirito goliardico della band che si cimenta addirittura in una improbabile cover di una nota hit di qualche anno fa di Kylie Minogue, riarrangiata per l'occasione in perfetto stile Mammoth. In questi casi, poco altro da dire e molto da ascoltare, let's get this party started!
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