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LANDGUARD: EDEN OF A PARALLEL DIMENSION

data

17/09/2005
60


Genere: Prog/Power Metal
Etichetta: Underground Symphony
Anno: 2004

Anno 2000, dopo due anni dalla realizzazione del demo d'esordio "The Land Of The Nymphs" i napoletani Landguard firmano un contratto con la nostrana Underground Symphony e, tra Agosto ed Ottobre, realizzano il loro debut album "Eden Of A Parallel Dimension" presso gli Zenith Studios di Frank Andiver (Wonderland). Ma purtroppo qualcosa va storto, problemi a noi ignoti ne causano il continuo rinvio di release che vede la luce solo negli ultimi mesi del 2004, sempre prodotto dall'Underground Symphony che, mio malgrado, non è nuova a problemi di questo genere. Nonostante l'ottimo impatto visivo che ci regala l'artwork, molto suggestivo e curato nei particolari, l'impatto sonoro non può dirsi dei più felici. La produzione di scarsa qualità non valorizza al meglio il lavoro dei sei connazionali, autori di una prestazione piuttosto anonima ma tecnicamente molto valida. Nonostante l'album sia piuttosto breve, poco più di tre quarti d'ora, il lento sviluppo del concept, in un continuo susseguirsi di inframezzi musicali, e l'assenza di brani degni di nota rendono l'ascolto piuttosto "sofferto" e questo, ai fini della valutazione finale, non è certo da poco. Delle dodici tracce presenti solo sei sono da considerare come pezzi veri e propri, di lunghezza varia tra i quattro e gli otto minuti. Ad aprire l'album ci pensa l'intro "Symphony Of Another Dimension - part 1" dominata da delle tastiere "degne" del mitico Legend Of Zelda che lascia spazio all'opener "Helgvar - An Ancestral Story" dove si può subito apprezzare lo stampo prog/power del combo. Sembra subito in leggera difficoltà il singer Michele Sorrentino (ex-Namless Crime) che nel corso dell'intero platter non è quasi mai riuscito a convincermi anche se autore di una prestazione vocale non delle più semplici e dalle diverse sfumature. I pregievoli scambi di solismi tra i musicisti sono lodevoli ma tutti piuttosto anonimi ed incapaci di catturare l'attenzione dell'ascoltatore. Degno di nota è il refrain di "Iceland Swords", brano piuttosto tirato e dalle sonorità decisamente power che strizzano l'occhio agli Skylark di "Dragon's Secrets". Da segnalare anche i buoni sinfonismi di Lello Acampa dietro alle keys. Purtroppo, non rimane nient'altro da dire. Ai nuovi Landguard non rimane altro che cercare di dare alla propria musica un identità ben definita e chissà che con i nuovi membri e con un nuovo contratto discografico non possano cambiare le carte in tavola...

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