ANUBIS GATE: ANDROMEDA UNCHAINED
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30/08/2007Non si può mai dire con certezza quando una band sia pronta a fare il salto che conta. Prendete per esempio gli Anubis Gate, formazione con all’attivo due album di mediocre qualità che non promettevano certo fuoco e fiamme e che ora si presentano con “Andromeda Unchained”, un disco di per se non stravolgente ma capace di rimanere nella memoria degli appassionati del Prog/Power Metal del nuovo corso, accompagnato dal sapiente e moderato uso del sintetizzatore. Importante, ma non decisivo per questo salto di qualità, è il cambio di posto dietro al microfono dove al posto di un anonimo Torben Askholm troviamo Jacob Hansen, già produttore dei dischi della band, che pur non disponendo di una grande estensione vocale riesce con il suo timbro caldo ad interpretare al meglio i brani del lotto. Dall’opener “Snowbound”, camaleontica con i suoi riff aggressivi e un chorus melodico tutto da cantare, fino alla prolissa suite finale “The End Of Millenium Road”, forse la meno riuscita del lotto, gli Anubis Gate ci danno prova della loro evidente maturazione schierando i propri assi. Nel mezzo troviamo canzoni più Power-oriented, come l’accelerata “Waking Hour” e la power-hit “The Final Overture”, ed un insieme di brani meno tirati e Prog impreziositi da un sound più aggressivo ed articolato che impreziosisce l’ascolto di brani come la titletrack, “Resurrection Time” e “This White Storm Through My Mind”. Da segnalare la piacevole ballad “Take Me Home”, dalle tinte malinconiche e tristi, che viene cantata dal bassista Henrik Fevre. Non si inventano nulla di nuovo gli Anubis Gate né tanto meno forniscono un disco così vario e stravolgente però ci regalano un album di tutto rispetto che risulta interessante e piacevole nel suo intero evolversi senza risultare troppo banale o difficile da digerire. Consigliare ad un appassionato del genere un disco come “Andromeda Unchained”? Certo che sì.
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