LAETA MORS: DEFEANING SILENCE
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09/10/2007Un monicker che ricorda da vicino il logo dei Suffocation e un artwork che non si allontana molto da quegli scenari di desolazione e morte già proposti da gruppi seminali come Obituary e, appunto, Suffocation: questo il biglietto da visita dei Laeta Mors, terzetto di casa nostra dedito (ovviamente) ad un becero death metal, ispirato ai grandi nomi del filone statunitense, ma che non trascura certe influenze del vecchio continente, che vanno dal black al thrash teutonico. Senza un batterista ufficiale (è Massimo, il cantante, che programma il tessuto ritmico, così come altri suoni di contorno), i tre musicisti sono comunque riusciti a mettere insieme dodici tracce concrete ed avvincenti, per più di mezzora di musica che scorre senza mai annoiare, grazie ad un songwriting tutt’altro che ripetitivo. Certo, quello che manca ai Laeta Mors (oltre ad un drummer che provi emozioni) è quel pizzico in più di personalità e convinzione che potrebbe lanciare la band oltre i sentieri già battuti da miriadi di altre band, anche perché le credenziali messe in evidenza fin qui da questo terribile terzetto sono di un certo spessore… Ce n’è davvero per tutti i gusti nel presente ‘Deafening Silence’, a partire da composizioni che piaceranno sicuramente ai thrasher di vecchia scuola (“Route 666”), arrivando a soluzioni più inusuali che sconfinano quasi nel black sinfonico (la chiusura di “Filthy Liars”), il tutto amalgamato da un death metal grezzo che raggiunge il suo massimo splendore in tracce come la title track o la spietata “Master And Slave”.
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