JESS AND THE ANCIENT ONES: Vertigo
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06/06/2021Con il precedente album ‘The Horses And Other Weird Tales’, i finlandesi Jess and The Ancient Ones avevano abbandonato le sonorità e le tematiche occulte e mistiche che aveva permeato la loro discografia fino all’EP ‘Astral Sabbat’. Con il nuovo e quarto album ‘Vertigo’, si intravede invece un parziale ritorno a quelle atmosfere, pur constatando una sorta di evoluzione delle loro idee lasciando quindi trasparire una sorta di ibrido tra sulfureo e colorato. La copertina raffigurante una specie di vortice in lontananza, dove complessivamente non si intravedono colori diversi da bianco, nero e grigio, potrebbe essere un segno in questo senso. Una sorta di immagine di una band in pieno corso di evoluzione. Reminiscenze del vecchio sound si intuiscono nell’iniziale “Burning Of The Velvet Fires”, dove la carismatica Jess e la sua band mantengono fede alle loro origini artistiche illustrando drappeggi di una certa e concreta misticità. Il cambio di rotta verso atmosfere e sonorità più leggere, oseremmo dire quasi estive, lo si nota nella successiva “World Paranormal”, dove Jess ci catapulta in un viaggio senza meta, dove serve anche correre per cercare di essere ancora più liberi, grazie ad un ritmo sostenuto e prorompente che la band sfodera con una certa autorità, guidato come un treno in corsa dalla batteria di Yussuf. Un tuffo nelle sonorità care di un tempo quando nelle orecchie si inserisce “Summer Tripping Man”, pezzo che ha anticipato l’uscita dell’album, con una prestazione pirotecnica del tastierista Abraham, che si inerpica in atmosfere e sfumature molteplici, oltre alla ormai consolidata performance di Jess, che si mantiene sempre su alti livelli e che dimostra pienamente riconoscibile album dopo album. Trame vicine all’hard rock classico si inseriscono in “Born To Kill”, dove scopriamo una Jess anche piuttosto cattiva ed audace. Si chiude con classe e personalità con la suite di circa undici minuti “Strange Earth Illusion”, in cui si nota una presenza maggiore di atmosfere a metà tra lo sci-fi e l’occultismo; un brano che sarebbe potuto inserirsi benissimo anche nei primi album, con quell’uso dell’hammond, dei ritmi e delle melodie che, a volte, arrivano ad essere piuttosto vorticose, e dove all’interno si inseriscono dei sampler che, ad un orecchio attento, potrebbero risultare familiari per chi mastica questa tipologia di band e tutta la scena psichedelica europea (vi do un indizio: ascoltatevi ‘Magnifier’ dei Giobia, e non ci pensate più…). La band finnica si rialza quindi di qualità, dopo un buon album contenente comunque qualche momento di flessione come ‘The Horses And Other Weird Tales’, componendo un lavoro che rispecchia quelli che sono i loro fasti più consoni, unendo magia e vitalità, mistero e lucentezza, creando dei connubi interessanti e immediatamente accessibili anche a chi ascolta sonorità rock più classiche e mainstream. Non raggiungono il capolavoro e la perfezione, e probabilmente non raggiungeranno mai quel livello, ma Jess e soci vogliono comunque dimostrare di essere una solida certezza nel campo del rock psichedelico europeo.
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