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ION OF CHIOS: _reHUManize_

data

11/11/2020
72


Genere: Progressive Metal
Etichetta: Revalve Records
Distro:
Anno: 2020

Iniziamo queste righe dedicate a questo primo album degli Ion Of Chios in maniera diversa dal solito, perchè ci sembra opportuno fare una piccola premessa: raramente (anzi, andando a memoria, forse mai) è capitato a quest'umile scribacchino, nonostante ormai quasi quindici anni di recensioni, che con le note che accompagnano il materiale promozionale del disco ci fossero delle così ampie dissertazioni sui testi, nelle quali si coglie un'immodestia e una significativa alta auto-considerazione della poetica che caratterizza queste liriche, oltre a tutte le spiegazioni sulla genesi dell'opera e sul simbolismo intriso in essa. Preferiamo a questo punto non addentrarci nell'analisi critica dei versi di questo novello Pindaro, di questo sommo Vate del terzo millennio, di questo Maestro del simbolismo sacro: l'unico modo per affrontarla sarebbe quello di dedicarvi un apposito saggio, ma questa non è certamente la sede più adatta. Parlando dunque degli Ion of Chios, la band si è formata nel 2008 e ha pubblicato un ep nel 2012, ma la genesi dei brani presenti in questo disco parte all'incirca intorno al 2015: dopo una prima pre-produzione del 2017, questi vengono finalmente registrati nel 2019. Insomma, la band ha avuto modo di lavorare per ottenere uno stile che fosse personale e avesse una propria impronta, riportando questi aspetti sui brani, che per quanto possano essere eterogenei dimostrano di essere stati costruiti con una visione lucida e ragionata nella propria struttura, nonchè con delle caratteristiche ben precise e un approccio che i musicisti mantengono nel corso di tutta la tracklist. Possiamo parlare sicuramente di prog metal, ma ogni brano è in un certo senso una storia a sè: ad esempio, in "Killjoy" si possono apprezzare parti jazzate e passaggi con una cadenza che sembra quasi "rappata"; ancora, "Raving Lane" è un pezzo cangiante e con un ritornello grintoso e coinvolgente, che presenta però un intermezzo con un bell'assolo blueseggiante; oppure, giusto per rendere l'idea della raffinatezza esecutiva, nel corso di "Life Is The Cause", un lungo assolo di chitarra viene accompagnato da un piano che scandisce il tempo in levare, sorretto da una ritmica sincopata. La tracklist presenta anche una certa varietà considerando il fatto che, oltre a brani più complessi o con atmosfere leggermente più oscure, ci sono anche sincere manifestazioni di musica più solare e ariosa, come "I'm Yours", un'autentica canzone d'amore. In generale, parliamo dunque di una band che riesce a parlare di emozioni e a trasmetterle con la propria musica, utilizzando un linguaggio che può essere più semplice e diretto come più complesso e articolato, ma che riesce ad arrivare sempre diritto all'obiettivo. Peccato solo per la durata, inferiore ai quaranta minuti, perchè proprio quando si è cominciato a prendere gusto all'album, la sensazione è che finisca troppo presto, ma speriamo a questo punto che la band possa avere  l'occasione di tornare quanto prima con nuovi lavori, senza far passare così tanti anni, com'è avvenuto invece nel caso di '_reHUManize_'.

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