IMMOLATION: UNHOLY CULT
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12/10/2008La classe è classe. Punto. Sono davvero pochi gli artisti capaci di riuscire, nel bene e nel male, a sfornare album di livello sempre alto, comunque vadano le cose. E i deathster newyorkesi sono tra loro. Senza allontanarsi troppo da quanto hanno fatto nell'album precedente, gli Immolation spingono sull'acelleratore regalandoci otto tracce di serissimo Death metal. E' inutile cercare il pezzo più "figo", in 'Unholy Cult' ogni singola nota ha un senso e una dignità non inferiore alla precedente, e il lavoro dei singoli musicisti ruota in un perfetto amalgama. Bob Vigna, a questo punto da considerarsi uno dei più bravi e originali chitarristi del Death, fa un lavoro superlativo tra assoli e riff dissonanti, e il nuovo chitarrista Bill Taylor (Angelcorpse) si dimostra pienamente all'altezza. L'album si apre con la mazzata "Of Martyrs And Men", che ci fa subito capire che non ce n'è per nessuno, e i suoi riff intricatissimi e irregolari ci riportano ai tempi dell'esordio. Possiamo dire, in un certo senso, che in 'Unholy Cult' le due anime l'anima tecnica e morbidangeliana degli Immolation si unisce alle melodie dissonanti degli album successivi al primo. Ed è così che l'album procede, fino alla conclusione affidata alla mutevole e malinconica "Bring Them Down". Sembrerà strano, ma non c'è nient'altro da dire su questo album, che pur non reinventando nulla, che pur attingendo da uno stile ben consolidato e non inedito, non riesce a togliersi dalle orecchie di chi lo ascolta. Grandezza: punto. Provare per credere.
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