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SEBASTIAN BACH: Child Within The Man

data

22/08/2024
90


Genere: Hard Rock
Etichetta: Reigning Phoenix Music (RPM)
Distro:
Anno: 2024

Che dire del buon Sebastian Bach che non sia già stato detto? Serve aggiungere ben poco alla storiografia del personaggio visto che la sua fama, in ambito hard&heavy, lo precede, avendo dato voce a veri e propri inni generazionali quali "18 & Life" e "Youth Gone Wild". Allora perché si dovrebbe prestare attenzione al suo ultimo lavoro solista dando per scontato che si potrebbe tranquillamente continuare ad ascoltare "Ad Libitum" capolavori immortali quali 'Skid Row' o 'Slave To The Grind'...la risposta arriva attraverso le parole del cantante (naturalizzato) americano, una vera e propria dichiarazione d'intenti: "Tutto ciò che posso fare è produrre la musica che amo; è ciò che ho sempre fatto ed adoro veramente questo disco. Provo gli stessi sentimenti per queste canzoni di quelle che provavo per "18 and Life", fremo della stessa passione di allora. Se qualcuno dovesse sentirsi giù o depresso faccia girare questo lavoro nel suo stereo e vedrai che sarà come prendere il toro per le corna". Al di là delle frasi di circostanza, per cui l'ultimo LP è sempre il migliore, bisogna riconoscere a 'Child Within The Man' una freschezza compositiva che desta sincera sorpresa, balzando con estrema disinvoltura da composizioni che molto devono al sound che rese celebre Bach quasi quattro decadi fa ad altre in cui si odono echi (o forse anche qualcosa in più) di certo alternative potente, malinconico e melodico al contempo. Comunque la resa sonora complessiva del disco risulta avere un taglio estremamente moderno, come era facile aspettarsi vista la produzione di Michael “Elvis” Baskette (MAMMOTH WVH, ALTER BRIDGE, ecc...). I pezzi sono uno migliore dell'altro a partire dal riff irresistibile di "Freedom", la forza trascinante di "(Hold On) To The Dream" che inizia come una ballad evolvendo presto in un granitico hard rock, la ritmata e sbarazzina "What Do I got To Lose", scritta a 4 mani con Myles Kennedy o la cupa e affilata "Hard Darkness", baciata da un ritornello di straordinaria bellezza. La variegata diversità che permea gli 11 pezzi presenti in questa ultima fatica di Sebastian è, probabilmente, anche frutto delle molteplici collaborazioni con chitarristi di eccezione quali John 5, nella già citata "Freedom", Steve Stevens nella tirata "F.U." (acronimo di Fake You) e Orianthi in "Future Of Youth"; "C'è una sensibilità tutta femminile in questa melodia, spiega il biondo crinito cantante, che era più che auspicabile. Volevo che il lavoro fornisse differenti vibrazioni". Tutto sembra funzionare alla perfezione, financo la conclusiva ballatona "To Live Again", magari non paragonabile a stellari successi quali "I Remember You" ma comunque capace di emozionare. L'ugola della rock star canadese risulta ancora capace di regalare gioie ai padiglioni auricolari di ogni rocker che si rispetti, la musica è degna di un illustre passato che, forse mai come oggi, sembra in grado di rinverdirne i fasti, portando avanti il discorso iniziato (e mai concluso) anni fa. "Child Within The Man" è da avere senza indugi, magari chiudendo un occhio sulla discutibile copertina che in alcun modo deve progiudicarne l'acquisto.

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