HEATHEN: Empire Of The Blind
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02/10/2020Quattro album in 33 anni di carriera. Non una media travolgente per gli statunitensi Heathen, che hanno però compensato l'esiguità delle loro uscite discografiche con la qualità delle stesse. Il thrash metal immediato e "Bay Area style" del bellissimo debutto 'Breaking The Silence' ha lasciato spazio a quello più raffinato e strutturato del secondo 'Victims Of Deception', per poi tornare, dopo quasi vent'anni, col validissimo "The Evolution Of Chaos", uno dei migliori dischi del 2010 nel suo ambito. Altri 10 anni sono serviti perchè il combo americano raccogliesse le energie per un nuovo disco (una volta risolti gli impegni della coppia d'asce Lee Altus/Kragen Lum con il tour degli Exodus), ed eccoci finalmente a parlare del quarto album della band! Le caratteristiche dell'Heathen sound sono sempre presenti, bilanciate tra riff fulminanti e momenti più cadenzati, caratterizzati da una ricerca melodica costante, garantita dagli ottimi assoli e dalle linee vocali del bravo David R. White. Dopo una riuscita intro si parte in quarta con il poderoso riff alla Exodus di "The Blight", sostenuta da un ottima prova del batterista Jim DeMaria, che culmina nel buon ritornello imbastito da White e si risolve con i melodici assoli incrociati dei due leader chitarristi. La title track è ancora da pollice alto, meno immediata della traccia precedente, ma ugualmente bellissima, e con un refrain ancor più riuscito ed esaltante: senza dubbio un assoluto highlight del disco. Si prosegue con l'esaltante "Dead And Gone", la rocciosa e quadrata "Sun In My Head", la splendida semi-ballad (con le palle) "Shrine Of Apathy" (finalmente una canzone di questo tipo in un disco thrash!), l'ottima strumentale "A Fine Red Mist" e la stupenda "The Gods Divide", ma anche le canzoni più "ordinarie" ("Blood To Be Let", "In Black", "Devour") sono comunque ispirate ed estremamente godibili, e fanno si che la qualità del disco rimanga costantemente livellata verso l'alto. È un dato di fatto che siamo di fronte ad un lavoro riuscitissimo, ispirato e convincente. Per la quarta volta gli Heathen fanno centro, e le chiacchiere stanno a zero. Disco dell'anno in ambito thrash? Io un pensiero ce lo faccio.
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