GALAHAD: Sea Of Change
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11/06/2018Tra la prole legittima dei Genesis, certo i Galahad rappresentano una di quelle band che avrebbe meritato migliore fortuna al di fuori della cerchia di appassionati di prog. Dopo qualche passaggio non esaltante nella seconda parte di carriera, il gruppo di Stu Nicholson ha ripreso a navigare a vele ben spiegate già da diversi album. Con il precedente 'Quiet Storm' e con il nuovo 'Sea Of Change' possiamo affermare che la corsa verso l'ispirazione ha raggiunto il suo culmine, o quantomeno il culmine necessario che ci permette di valutare il materiale ultimo come eccellente. Lontani da ogni logica, fuori da ogni schema, i Galahad solcano rotte senza tempo: tre i brani presenti in questo nuovo disco, di cui uno supera i 40 minuti di durata. Un tempo considerevolmente lungo per chiunque, con il rischio di autoriciclarsi sempre vivo, e di mascherare i propri limiti dietro al sostantivo "suite". Ebbene, non è questo il caso. Nonostante sporadici momenti di stanca, il gruppo albionico riesce nell'impresa di tenere sempre alta l'attenzione di chi ascolta attraverso passaggi, movimenti ed intuizioni che vivono di luce propria pur incastrati nell'insieme e legati da una logica concettuale solida. Progressive a tutto spiano che non inventa nulla anche sul piano delle strutture, ma forte di una personalità dirompente. I due brani che seguono sono anch'essi tracce targate Galahad a tutti gli effetti (seppure trattasi di due pezzi ripresi in versione extended...), ed evidenti sono i rimandi ai principi cardini del genere, di quel filone dai più indicato come neo-prog sorto dalle ceneri di Gabriel e soci nella prima metà degli anni '80. A conti fatti, quindi, 'Sea Of Change' è un lavoro che entusiasma, ma che necessita di diversi ascolti per essere assimilato del tutto. Un manifesto espressivo dai contenuti a dir poco emozionanti.
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