DYING HUMANITY: LIVING ON THE RAZOR'S EDGE
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12/11/2011Opera prima per i teutonici Dying Humanity che, forti della solarità del loro monicker, propongono un sound potente e moderno con sfumature death e *core, registrato e prodotto egregiamente, ma non esente da difetti. Già con l'opener "Inception" vengono subito a galla le velleità della band: riff complessi, piuttosto technical, blast beat triggeratissimi, breakdown pesanti e intensi arricchiti da armonizzazioni melodiche e passaggi acustici. Vi gira la testa, vero? Benissimo, pure a noi. Ed ecco uno dei problemi principali del disco: la confusione generale, che non è complessità, non virtuosismo, ma proprio idee confuse, accavallate e pressate in brani dal minutaggio esageratamente basso. Altra cosa gradevole la solistica, in particolare in brani come "Broken Home", o "Outcast", che ripropone in chiave personale le melodie ammothiane che tanto piacciono ai fan della scuola scandinava. Ogni tanto si picchia duro ("Welcome To The Abyss", "Between Angel And The Beast"), ma per il resto l'album scorre benissimo tra groove, blast beat e quant'altro. Insomma, le capacità e le idee ci sono, di voglia di fare ce n'è fin troppa, bisogna solo trovare un ordine e una logica perché 'Living On The Razor's Edge' è un nome fin troppo azzeccato: tra lo scontato e lo sclero c'è, appunto, una linea sottile.
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