DISTANT THUNDER: WELCOME THE END
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19/07/2004E' proprio vero: chi non muore si rivede, specie di questi tempi in cui i comeback sono più frequenti delle nuove uscite! E stavolta a tornare è un personaggio/culto dell'heavy americano d'annata, ovvero James Rivera, storico cantante degli Helstar, poi nei Seven Witches, coadiuavato per l'occasione da Marc Lepond (Symphony X) al basso, e da una formazione più che valida sotto il monicker "Distant Thunder", evidente riferimento alle Stelle del power metal americano. E proprio il power metal è la bandiera sotto cui l'ugola di James Rivera torna a farsi sentire impetuosa: un power metal senza dubbio più edulcorato e raffinato rispetto a quanto fatto in passato, dal sound molto più preciso ed europeggiante, e (come ci si poteva aspettare) non certo ai livelli di storici dischi come "Nosferatu" o "Burning Star". Il brano che apre il disco, "Welcome The End", è infatti giocato su melodie fin troppo banali ed abusate (oltre ad essere infettato dalla mania doppiocassistica imperante in Germania), per convincere appieno i fan del caro vecchio metallo americano, un passo falso in apertura che suona veramente come un tentativo di rendere più appetibile una proposta comunque molto derivativa e di chiara matrice Helstar. Anche un pezzo come "Soulless Inventions" mi ha lasciato decisamente insospettito, visto che si tratta di una sorta di heavy metal futuristico decisamente inconcludente con cui la band sembra decisamente incompatibile. C'è da dire però che nel resto del disco le cose migliorano, e troviamo gran belle canzoni come "Beyond The Black Field Of Stars" o la strumentale "Distant Thunder" a mettere in mostra un riffing acido di diretta discendenza americana, magari non prettamente brillante ma senza dubbio coinvolgente e funzionale! Chi temeva che questo solo project fosse un'inesauribile celebrazione delle doti vocali di mr Rivera stia tranquillo: si tratta di puro heavy metal senza tecnicismi fini a se stessi, ben cantato e ben suonato nonostante tutto. Il nostro screamer forse a volte esagera un po', ficcando falsetti ovunque, ma senza dubbio convince grazie al suo timbro inconfondibile e alle sue indubbie capacità che lo fanno uno dei cantanti ideali per questo stile di musica. Alla fine del disco troviamo probabilmente gli episodi migliori, in particolar modo la bellissima "Lost In Time", mid tempo malinconico ma metallico fino all'osso che mi ha addirittura riportato alla mente i Crimson Glory con i suoi richiami maideniani e le sorprendenti evoluzioni vocali in bella mostra. Insomma, nonostante tutto sembra che i Distant Thunder qualcosa da dire ce l'abbiano, se non altro per il fatto che si dimostrano dinamici e variegati pur vivendo delle glorie passate di questo stile. Scelta di profilo un po' basso quella di chiudere con ben due cover, la storica "Run With The Pack" degli Helstar, e "Restless And Wild" degli Accept, due metal anthem indimenticabili rivisitati in maniera abbastanza scolastica, ma che sarebbero stati forse più graditi in veste di bonus track. Insomma, "Welcome The End" è un disco di US metal anni '80 rivisitato nel 2000, con tutti i pro e contro del caso, affetto ancora da una certa banalità nelle scelte compositive ma valorizzato da alcuni episodi davvero buoni. Aspettiamo in futuro di vedere se questa reunion ha qualcosa da dire o se si tratta della solita sterile riproposizione della minestra riscaldata... minestra riscaldata che comunque amiamo un po' tutti, no?
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