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DEEDS OF FLESH: CROWN OF SOULS

data

09/10/2005
75


Genere: Death metal
Etichetta: Unique Leader
Anno: 2005

Dai Deeds of Flesh è auspicabile non aspettarsi nessun stravolgimento su una formula ormai consolidata. Una formula che ha dato come risultato album di altissimo livello come "Inbreeding the anthropophagi" e "Path of the weakening", due dischi che diedero qualche colpo di defribillatore a tutto il movimento, dando così vita (assieme a Vile e Disgorge) a quella scena californiana che negli anni è diventata più che mai solida. Da "Mark of the Legion" (compreso) in poi la band ha intrapeso un percorso musicale che predilige la tecnica alla musicalità, ogni pezzo infatti viene strutturato come un mosaico di riff risultando così indigesto a chi dal Death Metal richiede immediatezza (ed è lecito che sia così). "Crown of Souls" è in qualche modo un ritorno allo stile di "Path of the weakening", pezzi più fruibili, meno claustrofobici e che danno un senso di scorrevolezza già dopo un paio di ascolti. Erik è riuscito a concepire dei riff che si piantano prepotentemente in testa, specie nella title-track e in "Caught Devouring", ovvero l'apertura e la chiusura del disco, due pezzi da subito memorabili e pregni di quella "ferocia barbarica" che la precisione esecutica di Mike (ex Vile) dietro al drum-kit tende ad evidenziare. Il continuo susseguirsi di riff di "Hammer-Forged Blade" punta a togliere il respiro, e segue lo stile più recente del trio. Curioso che a differenza di "Mark of the Legion" dove le liriche si basano su un concept preciso e raccontano le conquiste dell'impero romano, in questo caso non c'è un filo conduttore che lega i brani e si passa da "Medical Murder" dove si fa riferimento agli "esperimenti" di Mengele a un pezzo fantasy-oriented come "Hammer-Forged Blade". "Crown of Souls" non è un disco easy-listening, almeno non nella concezione letterale del termine, è decisamente più abbordabile dei due precenti lavori ma è pur sempre un complesso brutal death metal eseguito con un'ottima perizia tecnica e assente di quegli assoli che spesso danno una boccata di ossigeno prima di immergersi nuovamente nel mare più burrascoso.

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