BLUE TEARS: THE INNOCENT ONES
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14/04/2006Ho già parlato ampiamente della carriera musicale dei Blue Tears all'interno delle mie precedenti recensioni, e proprio durante la stesura di quella relativa alla raccolta di inediti "Dancin' On The Back Streets" venni a conoscenza, in maniera del tutto inaspettata, del fatto che la AOR Heaven era in procinto di pubblicare il loro nuovo album ufficiale. Inutile dire che la pressione sanguigna del sottoscritto iniziò ad alzarsi a livelli inimmaginabili, visto e tenuto conto dell'adorazione riposta verso la musica di Gregg Fulkerson e soci, che ho da sempre ritenuto, con tutta la convinzione del caso, uno dei migliori esempi di hard melodico ottantiano di sempre. Così, dopo aver ricevuto il tanto atteso promozionale, non ho tardato un secondo ad inserirlo nel lettore per capire a cosa stessi andando effettivamente incontro, e dopo un iniziale momento di totale entusiasmo, il lato critico e purista del recensore ha finito (in questo caso giustamente) per prendere il sopravvento. Innanzitutto il sound generale della batteria mi ha subito insospettito, essendo mille miglia distante da quello triggherato e "cioccoso" tipico della band australiana. Ma anche il songwriting generale dei pezzi mi era sembrato leggermente differente da quello di tipico stampo Blue Tears, cosa che mi ha subito portato a tuffarmi alla ricerca di nuove informazioni relative a questo "The Innocent Ones". Le scoperte avvenute successivamente sono state, purtroppo, palesemente scoraggianti: per la batteria è stata infatti utilizzata una fastidiosa drum-machine, mentre della line-up iniziale della band l'unico superstite rimasto è il già citato frontman Gregg Fulkerson, accompagnato in questa avventura sonora dall'amico Bryan Wolski, che si è accollato le parti di basso del cd. Messi quindi da parte i vari sentimenti a cavallo tra spudorata felicità e cocente delusione, quello che ne viene fuori dall'ascolto del dischetto ivi in esame è la convizione di avere a che fare con un onesto cd di rock melodico, contraddistinto da diverse melodie accomodanti e da (pochi) brani con tanto di killer-chorus nella migliore tradizione Blue Tears, elementi che permettono all'ascoltatore di assimilare piacevolmente e in poco tempo la musica proposta nell'album. La voce di Fulkerson, inoltre, sembra aver guadagnato una maturità espressiva tale da aver "Springsteenianizzato" in maniera evidente il proprio timbro vocale, così da marcare ancora più a fondo quelle influenze del boss già intraviste all'interno dei precedenti capitoli del gruppo oceanico. Una discreta release quindi, che ovviamente può essere paragonata solo in parte a quello che sono stati i Blue Tears di un tempo, ma che può per lo meno riesumare parte del loro grande spirito ancora una volta, così da cancellare una buona fetta di tristezza dal cuore dei nostalgici più accaniti. Certo un ritorno del combo al completo sarebbe stata ben altra cosa, ma sinceramente, per il momento, sono felice anche così.
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