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WARMACHINE: THE BEGINNING OF THE END

data

12/04/2006
78


Genere: Melodic Power
Etichetta: Nightmare Records
Anno: 2006

Warmachine... dove li ho già sentiti? sarà perchè suonano dal 1994? Assolutamente no, visto che non sono proprio un espertone di underground canadese. Dev'esserci qualcos'altro... mi vengono in mente delle miniature di macchine da guerra (capirai, è la traduzione) e tutt'a un tratto mi illumino: Warmachine è effettivamente il nome di un gioco da tavolo con miniature, una sorta di gioco strategico alla WarHammer. Ovviamente non c'entra nulla, mi dico, eppure la curiosità è tanta. Ed è così che, spulciando in rete, scopro che i Warmachine (il gruppo) ha cambiato monicker dall'epoca dei demo a quella del debut album. Sempre più curioso, scoppio a ridere quando mi rendo conto che il nuovo monicker ha praticamente la stessa veste grafica di quello del gioco. Adoro queste inezie che non significano nulla (o forse sì?). Al di là di ciò, passiamo alle questioni serie: al gruppo e alla loro musica. Primo impatto: ok, mi hanno dato il cd sbagliato. Questo non è Power Thrash come mi è stato detto. Controllo, e scopro che il cd è quello giusto. Quindi è ufficiale: gli Warmachine NON fanno Power Thrash. Quello che sto ascoltando è un disco di Power melodico che prende le mosse da un massiccio Heavy classico, rimodernato con un po' di atmosfere vagamente cupe, fondamentalmente derivato dal metal tardo ottantiano dei Judas Priest più corposi e dei Megadeth più introspettivi e post-Thrash (la qual cosa in effetti non mi stupisce granchè, visto che uno dei due coproduttori è un nome a caso, un certo David Ellefson [bassista storico dei Megadeth]). Ed intendiamoci, do per buona la definizione numero due (trovata in un angolo del cd) perchè la fornisce l'etichetta, ma per me questo è più Heavy che Power, melodico o meno che sia. Ma tant'è, l'importante è che ci si capisca. Fiato alle trombe, quindi. Il primo impatto derivante da questo ascolto è abbastanza particolare, perchè quando ti aspetti i "soliti" clichè, nel bene o nel male che sia, e ti trovi a sentire strutture ritmiche e vocal lines da Hard Rock "montate" su una musica effettivamente pesante, rimani un poco spiazzato. Piacevolmente spiazzato. E questo è l'effetto che fa tutta la prima metà del disco, perchè ri pezzi seguenti non sono meno atipici dell'opener "Betrayed". Ammetto che la title track mi sa un po' di già sentita, ma non riesco a ricordare dove, quindi va bene così; da "Safe Haven" si inizia ad appesantire un po' l'impalcatura dei pezzi, avvicinandosi sempre più all'effetto massiccio dei Megadeth dei primissimi anni '90 o della fine degli '80, pur mantenendo una certa melodia più immediata sul chorus. Il "giro di boa" è su "Eternally", pezzo il cui riff di chitarra mi ricorda un po' troppo "Fiddler On The Green" dei Demons & Wizards, ma nel complesso veramente toccante. Giro di boa in quanto i brani seguenti, pur rimanendo fedeli allo stile generale del disco, si attestano su sonorità molto più taglienti, in particolar modo per quanto riguarda gli assoli dei chitarristi. Non rimane molto da dire, se non che il disco risulta nel complesso "nuovo" ma al tempo stesso fedele alle tradizioni: l'effetto generale non è sconvolgente, ma sicuramente molto interessante.

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