ARCH ENEMY: STIGMATA
data
06/02/2006Dopo un esordio acerbo ma comunque promettente (“Black Earth”) gli Arch Enemy dell’ex Carcass Michael Amott si ripresentano sul mercato con “Stigmata”, lavoro che prosegue in maniera vincente nel percorso musicale della band, che fonda il classico sound thrash/death svedese a ottime melodie di stampo maideniano; il tutto supportato da una tecnica di alto livello soprattutto per ciò che riguarda il guitar-work dei due fratelli Michael e Christopher, vero marchio distintivo dell’Arch Enemy sound. Curiosamente, dietro le pelli troviamo Peter Wildoer, autore di una prestazione maiuscola e che di lì a poco se ne andrà a mettere su i Darkane, lasciando il posto al degno successore Daniel Erlandsson. Nonostante la produzione leggermente sporca e impastata, che penalizza seppur lievemente l’impatto dei nostri, “Stigmata” contiene alcuni dei brani più riusciti della carriera della band; l’opener “Beast Of Man” che fonde stacchi ai limiti del più puro death metal con un intermezzo solista puramente classic metal, “Sinister Mephisto” e “Let The Killing Begin”, brani che non danno tregua in quanto a brutalità ma che trovano sempre il tempo di rimanerti in testa con dei refrain certamente non pacchiani ma tutt’altro che trascurabili (e anche qui è merito soprattutto delle armonie chitarristiche, non si scampa). Una menzione particolare su tutto il resto la merita la conclusiva “Bridge Of Destiny”, un pezzo lungo ed articolato e che, insieme alla celebre “The Immortal” che contenuta nel successivo “Burning Bridges”, rappresenta senza ombra di dubbio quanto di meglio la band abbia saputo tirare fuori dal cilindro. Grandi assoli, grandi melodie e una coda finale da brividi rendono “Bridge Of Destiny” un tassello fondamentale nella discografia dei cinque svedesi, e punta dell’iceberg del validissimo disco in disamina.
Commenti