AORATOS: Gods Without Name
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05/06/2019Luogo ameno nasconde atroci segreti, torture, sangue a rigare volti contratti, nero gorgo che riprende vorticosamente ad inghiottire. Una voce si inerpica su parete scoscesa, rattrappite mani mostrano segni inconsueti, roccia fredda che segna. Nove brani per la prima fatica discografica della one-man band americana Aoratos. Naas Alcameth è il protagonist del progetto, attivo nei più conosciuti Nightbringer, poi negli Akhlys, Bestia Arcana ed Excommunion. Sound gelido, con intarsi industrial e talvolta pause di angosciante ambient. Full-length che si districa su livelli sonori differenti, una destrutturazione che vuol trasmettere caos e che imprime ogni volta un marchio su chi lo ascolta. Indefinito, Gods Without Name è ad ogni ascolto capace di mostrare di sé espressioni inizialmente non carpite. Fotogrammi che si susseguono, tremori che marcano un’anima dallo spazio sempre più angusto, confini di paure impilati pietra dopo pietra. Black metal vicino a Leviathan ed Aosoth, tormentante e che non lascia pause a chi lo ascolterà. La tensione delle ritmiche e la babele di note che viene sprigionata ci si conficca nella coscienza, fuoco che tutto consuma avidamente, sofferenze dei sensi su corpi impalpabili. Così in questo inferno, tutto viene epicamente rappresentato, afflizioni che ognuno di noi ha vissuto e che, in quel preciso istante, sembrano insormontabili. Full-length che richiede molti ascolti per essere compreso, che segue la linea degli altri progetti dell’artista e che non deluderà chi va cercando qualcosa di personale. Vi consigliamo allora l’ascolto di Gods Without Name, il cui limite resta la sensazione per cui la disperazione resti indefinita, ridondanza di intenzioni che potrebbe a lungo tediare. Energia viene mestamente a mancare ma che, egregiamente, viene rappresentata da Aoratos. Ottima la prima, vedremo cosa accadrà di seguito.
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