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ALICE COOPER: Welcome 2 My Nightmare

data

25/09/2011
75


Genere: Hard Rock
Etichetta: Bigger Picture
Distro:
Anno: 2011

Gran bel coraggio per lo zio Alice tentare di bissare il clamore suscitato da 'Welcome To My Nightmare' più di 35 anni fa, e non per questioni di danaro: oramai chi guadagna più dalle vendite dei dischi? Forse spera nell'indotto che l'operazione commerciale puo' portare tuttavia, ascoltando il disco, l'aspetto commerciale sembra passare in secondo piano. Si avvale di una dei più grandi produttori di tutti i tempi, quel Bob Ezrin artefice del primo capitolo, lui poco prima dell'inizio delle registrazioni licenza quasi tutta l'intera band e si affida a quelli che un tempo furono i suoi alter ego, quindi da Dick Wagner a Steve Hunter, da Neal Smith a Dennis Dunaway in modo da cercare di ricreare l'atmosfera dei suoi primi capolavori. Obiettivo centrato? Ni. E' impossibile replicare l'originale; il mood, la creatività, le intenzioni e la follia erano uniche, certo che c'è da dire che l'allegra brigata si è data da fare, tralasciando l'hard rock degli ultimi due lavori (se non in alcuni frangenti), per costruire un disco a tratti totalmente slegato tra un pezzo e l'altro, ma che ha la capacità di tenere l'ascoltatore sull'attenti e incuriosirlo a piè sospinto. Ecco che l'opener "I Am Made Of You" risulta straordinaria, la migliore del disco, anche se lontana dal solito "mondo" del sig. Furnier. Qui Desmond Child ci ha messo lo zampino, atmosfera e pathos a mille. La follia continua sul datato foxtrot di "Last Man on Earth" con tanto di banjo e trombone. Il singolo "I'll Bite Your Face Off" è forse il brano più anonimo di tutti, hard rock piatto e senza verve. C'è un misto di garage punk e pseudo disco (vedi nel duetto con "What Baby Wants" con Ke$ha, e nella stramba "Disco Bloodbath Boogie Fever"), oppure folk in "Runaway Train", e sentite ballad soffici come in "Something To Remember". Insomma, c'è di tutto per tutti i gusti, decisamente l'album più folle, ma nello stesso istante più completo degli ultimi venti anni. Difficilmente un sequel supera l'originale, ma possiamo affermare che il lavoro qui svolto è enorme, il risultato ottimo. Il primo capitolo tuttavia rimane inavvicinabile.

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